di Felice Nicotera


Nel mese di marzo non può mancare questa poesia del più grande poeta napoletano, conosciuto in tutto il mondo anche per le celebri canzoni.

 Marzo: nu poco chiove
 e n’ato ppoco stracqua:
 torna a chiovere, schiove,
 ride ’o sole cu ll’acqua.
 Mo nu cielo celeste,
 mo n’aria cupa e nera:
 mo d’ ’o vierno ’e tempeste,
 mo n’aria ’e primmavera.
 N’auciello freddigliuso
 aspetta ch’esce ’o sole:
 ncopp’ ’o tturreno nfuso
 suspirano ’e vviole…
 Catarì!… Che buo’ cchiù?
 Ntienneme, core mio!
 Marzo, tu ’o ssaie, si’ tu,
 e st’auciello songo io. 

All’inizio della bellissima arietta, si respira l’aria fredda di Marzo e il suo tempo strano, mese di cerniera fra l’inverno e la primavera. Piove, poi smette. Riappare il sole, sembra tornare il caldo e giù di nuovo con vento e freddo. Ma Salvatore Di Giacomo non ci fa solo un semplice bollettino metereologico – non sarebbe altrimenti il poeta leggendario che è stato (ndr) – ma il lettore, andando avanti, comincia a intuire che quel tempo strano rappresenta qualcosa in più. Qualcosa di instabile, di mai sicuro, di prorompente e violento, ma anche calmo e dolce. I sentimenti legati all’amore.

N’auciello freddigliuso aspetta ch’esce ‘o sole

Troviamo ancora immagini di primavera, l’uccellino che, infreddolito però e stanco del freddo invernale, aspetta che schiari finalmente il sereno e possa volare libero e felice nella primavera che si approssima a presentarsi. L’attesa e la speranza, l’attesa del piacere che diventa essa stessa il piacere. E soprattutto il desiderio. Ma chi è questo uccellino?

Marzo, tu ‘o ssaie, si’ tu, e st’ auciello songo io

Nell’ultima strofa troviamo tutto ciò che il poeta vuole dirci. L’uccellino rappresenta proprio lui e Marzo, così volubile, tormentato, instabile e imprevedibile, l’amore per la sua Catarì.
Rappresenta così l’amore del poeta per Elisa Alvigliano, il grande amore di Salvatore di Giacomo.

La storia d’amore con Elisa

L’amore per Salvatore di Giacomo arriverà tardi nella sua vita, a 45 anni. Quando già era famoso autore di canzoni e poesie e lavorava come bibliotecario e direttore di una sezione distaccata della Biblioteca Nazionale, la Biblioteca Lucchesi Palli.
Elisa Alvigliano era una studentessa che veniva a preparare gli esami per diventare professoressa, dell’età di soli 26 anni. La differenza d’età era troppa per i due e Di Giacomo non ci pensò neanche a lanciarsi nell’impresa di proporsi alla giovane e bellissima ragazza, visti i 19 anni che li separavano.

Visto che il poeta titubava – e se titubava lui, che speranza ci sarebbe per noialtri? (ndr) – e visto che i due si piacevano da tempo, fu proprio lei a dichiararsi. 
Nacque così un amore profondissimo, longevo ma anche molto tormentato, ricco di sentimento, passione, ma anche di furiosi litigi e grande dolore.

Oggi la generazione Z lo definirebbe un office romance trasformato in una relazione tossica. 
I due convolarono a nozze ed Elisa gli fu vicino fin quando il poeta non spirò, nel 1934, nella sua casa sita in Via San Pasquale a Chiaia 35, dove una targa in marmo ricorda la presenza e la vita dello straordinario poeta napoletano.

Marzo è pazzo, l’amore anche.


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