a cura della Redazione Spazio Interattivo


Nel maggio del 2006 esplode lo scandalo di Calciopoli. Lo sconquasso sul calcio italiano che si sta preparando ai Mondiali è totale: nel giro di pochi giorni arrivano le dimissioni del presidente della FIGC Franco Carraro, di uno dei suoi vice, Innocenzo Mazzini, del presidente dell’AIA Tullio Lanese e dei due principali dirigenti della Juventus, Luciano Moggi e Antonio Giraudo (seguite poi da quelle dell’intero consiglio d’amministrazione della società torinese). Dopo essere stato deferito dalla Procura federale, si dimette anche il presidente della Lega Calcio Adriano Galliani. Il Comitato Olimpico Nazionale Italiano decide così di commissariare la Federcalcio, nominando l’avv. Guido Rossi come commissario. Lo stesso Lippi, con un figlio procuratore implicato nello scandalo, non è esente da critiche ma rimane al suo posto.

L’avventura in terra tedesca parte quindi con i peggiori auspici possibili. L’immagine degli azzurri è gravemente compromessa e Lippi si trova tra le mani un gruppo di calciatori scarico e impaurito. Il modo per uscire dal tunnel, per restituire credibilita all’intero sistema, è uno solo: vincere il mondiale. Una sfida all’apparenza impossibile che parte contro il Ghana, esordiente ai Mondiali e forse per questo ancora più temuto.

L’Italia esordisce con Totti, Toni e Gilardino in attacco, e il trio si rende molte volte pericoloso. Dopo diverse occasioni fallite per degli ottimi interventi della difesa del Ghana, Toni stampa sulla traversa una palle che cade fuori dallo specchio della porta. Dopo una buona occasione per il Ghana, di poco fuori, è il momento del vantaggio dell’Italia, con Pirlo: il fantasista del Milan s’inventa un tiro da fuori area, che dopo aver attraversato come una palla fantasma molti giocatori, si insacca alla sinistra dell’impotente portiere Kingston. È il 40′ del primo tempo.

Nel secondo tempo, l’Italia cambia schema e si chiude in difesa, soprattutto dopo un magnifico tiro di Essien che costringe Buffon ad un grande intervento. Poco più tardi, Totti rimedia un calcio da Paintsil e Lippi lo sostituisce con Camoranesi. Il Ghana fa pressing sull’Italia, che si difende bene, ma rischia molto. Gilardino non ce la fa, e Lippi opta per mandare in campo Vincenzo Iaquinta. Dopo due brividi per l’Italia (Asamoah cade due volte in area, ma l’arbitro non decide per il rigore), nuovo cambio per l’Italia, Del Piero al posto di Toni. L’uscita della “torre” Toni costringe anche ad un cambio di schema: Iaquinta passa avanti, del Piero leggermente spostato all’indietro. Ed è da questa posizione avanzata che il giocatore dell’Udinese approfitta di un retropassaggio sbagliato di Kuffour: per Iaquinta è facile saltare il portiere e segnare il due a zero al minuto 83. La partita finisce qui: tre minuti di recupero non bastano al Ghana per segnare almeno il gol della bandiera. Il 18 giugno è la volta degli Stati Uniti reduci dal pesante passivo di 3-0 rimediato contro la Repubblica Ceca. Succede tutto nel primo tempo. Dopo un inizio sofferto, l’Italia entra in partita solo al 22′: una punizione di Pirlo dalla destra raggiunge Gilardino che segna con un colpo di testa. Passano appena cinque minuti e, al 27′, gli Stati Uniti pareggiano a sorpresa grazie a un autogol di Zaccardo che, nel tentativo di liberare su una punizione tirata da Reyna, colpisce al volo di sinistro, spostando la palla nella propria rete. Al 28′, l’arbitro Larrionda manda negli spogliatoi De Rossi, reo di aver colpito McBride con una gomitata. Alla fine del primo tempo, il cartellino rosso è mostrato all’americano Mastroeni, per un fallo in scivolata da dietro su Pirlo. Al rientro dopo l’intervallo, è espulso anche Pope per doppia ammonizione, a seguito di un fallo su Girardino. La partita finisce 10 contro 9 tra isterismi vari.

Si arriva così al match contro la Repubblica Ceca, costretta a fare risultato dopo l’inopinata sconfitta contro il Ghana. Lippi come previsto rinuncia al bomber Toni per dar spazio a Camoranesi che insieme a Totti ha il compito di giocare a sostegno di Gilardino e cercare la via del goal. Al 16′ minuto sembra mettersi male per gli azzurri che già sotto sul piano del gioco e delle occasioni perdono per infortunio Nesta; al suo posto Materazzi. L’Italia costruisce poco ma al 30′ su un corner di Totti, proprio il difensore centrale dell’Inter con un perentorio stacco di testa trafigge Cech. 1 a 0.

Ripresa con più spazi per i nostri con giovamento soprattutto per Totti che al 7′ con un gran tiro da fuori costringe Cech al corner. Al 22′ esce Gilardino per Pippo Inzaghi all’esordio in questo Mondiale (il suo terzo). La partita finisce al 41′ quando proprio Inzaghi trova finalmente il corridoio giusto su assist di Perrotta e si presenta solo davanti a Cech superandolo. Gli ottavi di finale, obiettivo minimo, sono raggiunti. La squadra di Lippi vince, non impressiona ma non va mai sotto. Ora si spera nella crescita di Francesco Totti, nel recupero di Nesta e nella voglia di goal dei nostri attaccanti.

La semifinale Italia-Germania evoca le magie di Messico 70. L’Italia, per niente intimorita dai fischi dei 60mila spettatori tedeschi del Westfalenstadion di Dortmund, decide di passare subito all’attacco. Al 16′ Totti pesca libero Perrotta, il centrocampista si allunga la palla e Lehmann può respingere e bloccare in due tempi. Al 30′ è ancora brivido azzurro: Grosso scende sulla sinistra e mette al centro per Toni che gira a rete. Provvidenziale il salvataggio di Metzelder. La Germania si spaventa ma al 34′ pareggia le occasioni da rete: Pirlo perde palla a metà campo, Klose allarga a destra per Schneider, destro appena dentro l’area, alto sulla traversa.

Durante l’intervallo Lippi non cambia la squadra. Dopo 5 minuti Klose entra in area, salta Cannavaro e Gattuso e solo l’uscita di Buffon sventa la minaccia. Ed è ancora il portiere azzurro a salvare la porta della nazionale sventanto una girata in area di Podolski. Il ritmo si fa più blando. Lippi se ne accorge e lo urla dalla panchina. Al 29′ scocca l’ora di Gilardino che sostituisce Toni. Al 36esimo l’arbitro Archundia assegna un calcio di punizione alla Germania: palla centrale al limite dell’aria. Occasione che però Ballack spedisce altissimo. Nella Germania Odonkor prende il posto di Schneider. Il tempo di riprendere il gioco e Totti serve Perrotta in area: Lehmann esce a valanga e respinge di pugno.

I 90 minuti finiscono in parità. Si va ai supplementari con Iaquinta al posto di Camoranesi. Lippi rischia, rinforza l’attacco e i risultati si vedono subito. Si parte e in un minuto l’Italia prende un palo con Gilardino e una traversa con Zambrotta. La Germania sbanda paurosamente. Lippi fa uscire Perrotta e mette dentro Del Piero. La stanchezza si fa sentire. I tedeschi, poi, hanno nelle gambe la mezz’ora dei supplementari contro l’Argentina. Ma proprio allo scadere del primo tempo supplementare Podolski divora l’occasione per segnare: cross di Odonkor, testa dell’attaccante tedesco e palla a lato. Klissmann si dispera.

Il secondo supplementare si apre con un doppio brivido per gli azzurri. Prima una mischia in area tedesca che Del Piero non riesce a concretizzare, poi, sul ribaltamento di fronte, l’ennesima grande parata di Buffon su tiro di Podolski. La partita resta in equilibrio perfetto. Poi, al 13′, la magia di Grosso che gira di interno dalla destra, supera il portiere e spalanca le porte della finale agli azzurri. E un minuto dopo il raddoppio di Del Piero con un destro a rientrare dopo un gran lavoro di Gilardino. Lehmann non ci può arrivare e l’Italia vola verso la sesta finale della sua storia.

L’altra semifinale vede di fronte la rediviva Francia di Zidane e la rivelazione Portogallo con l’emergente Cristiano Ronaldo. Per il match Scolari recupera Deco e Costinha, entrambi fuori per squalifica contro l’Inghilterra. Domeneck si affida agli stessi uomini che gli hanno consetito l’impresa di eliminare il superfavorito Brasile. La Francia cerca di colpire a freddo e dopo appena 36″ colleziona la prima palla gol con Malouda che lanciato a rete dalla sinistra calcia fuori in diagonale sul palo opposto. Il Portogallo non si spaventa e risponde al 4′ con un destro di Deco, respinto corto da Barthez, poi la difesa libera. I lusitani giocano una decina di minuti a ritmi decisamente superiori rispetto alle gare precedenti e si rende ancora pericoloso al 9′ dopo un ottimo scambio tra Cristiano Ronaldo e Maniche e conclusione di quest’ultimo alta di un soffio. Sale in cattedra Figo che propone diversi assist e conclude lui stesso a rete.

9 luglio 2006: è il giorno della finale. Appena un mese prima nè la Francia di Domenech nè tantomeno l’Italia di Lippi erano nelle previsioni dei bookmakers le maggiori candidate per la conquista del titolo. Ora sotto l’arco dello stadio di Berlino si affrontano per l’alloro mondiale. Sugli spalti sono circa 40.000 gli italiani che cantano l’inno nazionale, tra di essi presenti il Presidente Napolitano ed il ministro Giovanna Melandri. Gli undici in campo sono quelli annunciati, nessuna novità.

L’inizio è teso. Ne fa le spese Henry che resta a terra dopo uno scontro fortutito con Cannavaro. Un minuto dopo l’Italia rimedia la prima ammonizione per un fallo di Zambrotta su Vieira. Ma è al settimo minuto che il risultato cambia. Malouda entra in area, al suo fianco Cannavaro e Materazzi. Ed è proprio il difensore dell’Inter che allunga una gamba e stende il francese. E’ rigore. Dal dischetto Zidane azzarda il “cucchiaio” alla Totti. La palla picchia sulla traversa e rimbalza oltre la linea di porta. E’ gol, e per la prima volta, in questi mondiali, l’Italia si trova sotto di una rete e deve inseguire.

Lippi chiede ai suoi di giocare sulle fasce, cercando la testa di Toni in area. E proprio il centravanti viola costringe Thuram ad un rischioso tuffo di testa in area per neutralizzare un insidioso crosso di Pirlo. E sono sempre le fasce laterali le zone dove l’Italia cerca di organizzare il contrattacco, con i francesi che, forti del vantaggio, rallentano il gioco. Si vede poco Totti, marcato stretto da Makelele e Vieira. Il pareggio azzurro arriva al 19′. Merito di Materazzi, al secondo gol mondiale. Calcio d’angolo di Pirlo, il difensore dell’Inter sale altissimo in mezzo all’area, batte in elevazione Vieira e insacca alle spalle di Barthez. Un gol bellissimo, una prodezza che riscatta il rigore provocato. La partita torna in parità.

La Francia si riaffaccia dalle parti dell’area azzurra al 25′ con un traversone di Ribery neutralizzato da Materazzi. La partita è equilibrata. Lippi approfitta di una pausa di gioco per richiamare Totti che ancora non riesce a trovare la posizione. Al 34′ nuovo salvataggio di Thuram in area su Toni. E dal calcio d’angolo che segue il centravanti viola stampa la palla sulla traversa a portiere battuto. La sofferenza della Francia sulle palle alte è sotto gli occhi di tutti. Gli azzurri, dopo una partenza difficile, sembrano aver trovato vivacità e brillantezza. La Francia, invece, propone un ritmo più compassato, con Zidane terminale di tutti i palloni. Il primo tempo si chiude sull’1 a 1.

Il secondo tempo parte con le stesse squadre. Lippi e Domenech non fanno cambi. Trenta secondi e Henry salta mezza difesa ed entra in area. Il suo tiro, però, è praticamente un passaggio a Buffon. Al terzo minuto mischia in area francese con Grosso che perde l’attimo buono. Ma è ancora Henry che semina il panico, da solo, in area azzurra. Dribbling e controdribbling fino all’intervento provvidenziale di Zambrotta. Trascinati dalla stella dell’Arsenal, i francesi cominciano bene la ripresa. Da brivido la percussione sulla fascia di Malouda che mette al centro una palla che danza pericolosamente in area italiana.

Uno strappo costringe Vieira, uno dei migliori in campo, ad uscire. Al suo posto Diarra, centrocampista del Lens. L’Italia, troppo chiusa nella sua metà campo soffre la pressione francese. Lippi corre ai ripari e mette dentro Iaquinta e De Rossi (al rientro dopo i 4 turni di squalifica): escono Totti (mai entrato in partita) e Perrotta. si riparte e Toni di testa segna, ma Elizondo fischia il fuorigioco. Ribaltamento di fronte e nuovo brivido dopo un tiro del solito Henry che Buffon respinge in tuffo. La stanchezza comincia a farsi sentire. Ribery per i francesi e Camoranesi per gli azzurri sembrano i più provati. Pirlo, invece, continua una prestazione maiuscola.

Toni, in avanti, lotta e costringe Diarra all’ammonizione. E proprio dopo una punizione conquistata sul centravanti italiano, Pirlo manda la palla vicinissima al palo di destra di Barthez: la Francia adesso si difende. Al 34′ Zidane, dopo un contrasto con Cannavaro, indica, con una smorfia di dolore, una spalle e chiede il cambio. Attimi di preoccupazione per i transalpini ma il capitano resta in campo. Al 42′ Lippi fa entrare Del Piero al posto di uno stanchissimo Camoranesi. L’arbitro concede due minuti di recupero. Nulla da fare, si va ai supplementari.

Un errore, a questo punto della partita, potrebbe essere fatale. La Francia si affida ai lampi di Zidane o Henry, gli azzurri puntano sull’azione collettiva. Al nono del primo tempo supplementare Ribery spaventa l’Italia con un rasoterra. Poi il francese lascia il suo posto a Trezeguet. Domenech cambia il modulo, spostando Henry sulla fascia e mettendo Trezeguet punta centrale. Al 13esimo ancora Zidane e ancora Buffon: un colpo di testa del capitano francese che il portiere azzurro devia sopra la traversa. Due veri campioni.

Nell’intervallo Buffon e Cannavaro caricano la squadra. Henry, stremato, lascia il campo per Wiltord. Poi, una partita corretta, cambia volto. Al quinto Zidane rifila una testata sul petto di Materazzi. La partita e la carriera del capitano francese finiscono così, nel modo peggiore: cartellino rosso dopo la prova tv. Un gesto inspiegabile, che macchia una prestazione superba. L’Italia, in superiorà numerica, si getta avanti. La Francia, senza più le sue due stelle, si difende. Si va ai calci di rigore.

Rigori: segna Pirlo per l’Italia. Wiltord pareggia. Segna Materazzi. Sbaglia Trezeguet che manda la palla a sbattere sulla traversa. De Rossi ci porta sul tre a uno. Abidal segna il secondo rigore per la Francia. Del Piero segna: 4 a 2 per l’Italia. Tira Sagnol e segna. Tocca a Grosso, 5 anni prima giocava in C2 nel Chieti. Barthez non indovina l’angolo e non può fare altro che vedere la palla entrare nella porta, consegnando all’Italia il quarto titolo mondiale.

Il capitano Cannavaro, dopo una festa tricolore, può alzare la coppa, degno successore di Dino Zoff in Spagna 24 anni prima.


Mondiali di Calcio”

Lascia un commento