a cura della Fondazione Umberto Veronesi
Nei ragazzi obesi sono state osservate alterazioni cerebrali simili al disturbo ossessivo. E’ probabilmente per questa ragione che il pensiero per il cibo è costante

E’ obeso il bambino o è “obeso” il suo cervello? Di solito si imputa a cattiva alimentazione, troppi zuccheri, troppi grassi, o a una specie di “ingordigia” il peso extralarge dei ragazzini come degli adulti. Ma adesso una ricerca fatta a Barcellona (Spagna) lancia un dubbio che tende a scagionare i piccoli obesi (attenzione: non sovrappeso, proprio obesi): studi con la risonanza magnetica imaging hanno mostrato delle alterazioni nel loro cervello rispetto a quanto si osserva nei coetanei di peso normale o sovrappeso. La ricerca è stata compiuta all’Hospital del Mar e con l’Istituto di Barcellona per la Salute globale ed è stata pubblicata su Cerebral Cortex.
L’obesità si previene a partire dai primi anni di vita
«Quello che era considerata una cattiva abitudine apparirebbe come un disturbo del cervello nella forma di alterazioni funzionali quando dal sovrappeso si passa all’obesità. E’ chiaramente un’ossessione per il cibo che si scatena», spiega il coautore dell’indagine, il dottor Jesùs Pujol. Sono stati analizzati con la risonanza i cervelli di 230 bambini di 8-12 anni, che già rientravano in una più ampia ricerca, e con speciali tecniche si è evidenziato che due aree cerebrali risultavano alterate e sovraeccitate: la corteccia orbitofrontale e l’amigdala, vale a dire i centri che regolano le sensazioni di ricompensa e di punizione. Ora accade che queste alterazioni presentino somiglianze con i cambiamenti osservati nei malati di disturbi ossessivi-compulsivi e della sindrome di Prader-Willi, un problema genetico che causa sintomi ossessivi e conduce all’obesità.
«I bambini obesi soffrono molto per il loro disturbo e per l’idea del cibo che li ossessiona», osserva la coautrice del lavoro Laura Blanco-Hinojo. «Per di più non è che il mangiare dia loro la calma, non ne godono, si placa appena un po’ il loro stato di ansia». Insomma l’ossessione del cibo invade la loro mente cosa che i piccoli vivono negativamente e con dolore, fatti che non si verificano nei coetanei soprappeso o normopeso.
Anche l’ambiente aiuta a prevenire l’obesità infantile
I ricercatori catalani ricordano che l’obesità infantile rappresenta una delle maggiori epidemie del ventunesimo secolo e offrono, con questo loro studio, una visuale diversa sul problema. Senza però sciogliere un dubbio centrale: sono le alterazioni cerebrali da loro viste in imaging a provocare l’obesità nei bambini oppure è l’obesità a provocare alterazioni nella mente? Il dubbio sarà oggetto di ulteriori studi.
Fonte : FondazioneVeronesi
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