a cura della Redazione GreenMe


Perdonare un’offesa è un percorso lungo e irto di ostacoli, ma spesso possibile.

Saper perdonare è un’abilità sociale essenziale. Quando subiamo un torto abbiamo bisogno di molto tempo e molte risorse interiori per realizzare il perdono e con esso la pace, anche solo a livello intimo e personale.

Il perdono, quello vero, è fondamentale per recuperare la serenità dopo aver subito un grosso torto. Non sempre perdonare è un processo breve (qualcuno ci mette un anno, due anni, qualcuno molto di più) e non sempre è possibile, soprattutto quando parliamo di violenze e danni irreparabili. Tuttavia tentare di perdonare significa sempre fare qualcosa di importante non per il benessere dell’altro, ma per il proprio. Liberarsi della rabbia e saper andare avanti è infatti una conquista in grado di migliorare sensibilmente la vita.

Lo psicologo Robert Enright, autore di un libro intitolato Il perdono è una scelta, distingue ben 4 fasi del perdono. Vediamo quali sono.

  1. Prima fase: la consapevolezza. 

È la fase iniziale del processo, quella che ancora non si apre a una soluzione. In questo momento ci si rende conto di aver subito un torto e si definisce una responsabilità, identificandola in una o più persone.

In questo momento si vive, come è giusto e naturale, nel dolore e nella rabbia. Si tratta in ogni caso di un momento prezioso per la nostra salute mentale perché identificare un responsabile per ciò che sentiamo ci aiuterà poi ad elaborare.

  1. Seconda fase: la decisione. 

La seconda fase arriva quando si decide, a livello razionale, di voler perdonare chi ci ha fatto del male. Nessuno può imporre una decisione simile, ma deve trattarsi di una risoluzione completamente libera e personale, distinta dal senso di colpa o di dovere.

Ricordiamo che perdonare non significa dimenticare il male subito, piegarsi a una pressione esterna o ricucire la relazione che si è rotta facendola tornare come era prima. Perdonare significa semplicemente abbandonare il rancore e il desiderio di vendetta, accettare quanto è accaduto, capire le ragioni di chi ha sbagliato pur non condividendole e andare avanti nella propria vita.

  1. Terza fase: la comprensione. 

Dalla decisione di perdonare al vero perdono c’è un vero e proprio salto, e questo può essere aiutato e incoraggiato dalla comprensione delle ragioni dell’altro. Ciò non significa giustificare l’altro o dargli ragione, ma semplicemente capire perché ha fatto quel che ha fatto.

La comprensione è un percorso e può portarci anche molto lontano. Forse l’altro ha agito così perché animato da valori diversi dai nostri (non per forza giusti), perché non poteva agire diversamente, perché dei problemi interiori molto forti lo agitano e lui non ha gli strumenti per reagire.

Comprendere il “nemico” ed empatizzare in parte con lui, pur nella coscienza di essere la parte offesa, è la via principale per arrivare al perdono.

  1. Quarta fase: l’approfondimento.

Nella fase della comprensione, quando è profonda e sincera, si assiste a una riduzione progressiva dell’aggressività e del desiderio di vendetta nei confronti di chi ha offeso.

L’ultima fase, l’approfondimento, è quella più utile per concludere il processo e continuare con la propria vita. Si tratta non solo di comprendere le ragioni dell’altro, ma anche di trarne qualcosa in termini di insegnamento.

Approfondire l’offesa significa farne tesoro per non ripetere le cattive esperienze. A questo punto il perdono è completato e si può addirittura giungere a ringraziare la vita di averci dato un’occasione in più per crescere e capire.

Come si è detto all’inizio, esistono offese perdonabili e altre che non lo sono. Ma tentare questa strada è senz’altro una prova molto importante per la crescita interiore di una persona. Ci può volere molto tempo ma spesso il gioco vale la candela.


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