a cura della Redazione “Il Postalista”
Sono romano e sono stato personalmente, per il servizio filatelico, nei sei chioschi Giubileo istituiti in Roma per l’Anno Santo.
Andai a quello di San Paolo Fuori le Mura, una delle quattro Basiliche patriarcali della mia città, col Metrò, lunedì 18 settembre 2000, per chiedere il servizio filatelico (cartoline, lettere e raccomandate).
Il chiosco era situato nel Parco Schuster, vicino al chiosco dei Carabinieri. Il chiosco di Posteitaliane dipendeva gerarchicamente da Roma E.U.R. e all’interno c’erano due addette; chiesi il servizio filatelico col bollo speciale Giubileo.
Mi timbrarono immediatamente le cartoline affrancate ma rimasero perplesse sulla richiesta di accettazione delle raccomandate.
Una delle addette mi informò che, dall’apertura del chiosco, erano le prime raccomandate presentate per l’inoltro e che la loro macchina (forse una Olivetti _Tecnost, quella che avrebbe dovuto stampare le TPL), non era mai stata fiscalizzata, cioè inizializzata per l’uso, ma mi promise che dopo le ore 18, tornado a Roma E.U.R. per depositare il denaro incassato (il chiosco, come detto, dipendeva da quell’Ufficio principale e non da Roma Ostiense, più vicino !), avrebbero chiesto alla Direttrice e mi avrebbero fatto sapere.
Mi telefonò la mattina seguente in Ufficio e mi disse che era in grado di accettare le due raccomandate ed io il giorno successivo (20 settembre), arrivai al chiosco con le due Raccomandate A.R. da spedire (le medesime del lunedì precedente).
Quando videro ciò che consegnavo loro, le due impiegate rimasero perplesse: la Direttrice di Roma E.U.R., sicuramente ignorando che io già avevo incollato alle raccomandate le etichette col codice a barre, staccate dai rispettivi Modelli 22-R debitamente compilati, aveva consegnato alle sue dipendenti un rotolo di etichette numerate autoadesive, forse “a madre e figlia”, come se io dovessi presentare le raccomandate “in distinta” e disse loro di usarle.
Io non volli, per prudenza, contraddire il loro sistema, con la paura che non m’avrebbero accettato alcunché per la spedizione raccomandata (ed era la seconda volta che mi recavo a San Paolo, un “viaggio” dal mio Ufficio, dal quale impiegavo due linee di Metropolitana) quindi attaccai sulle mie raccomandate, che già avevano la loro bella etichetta, i nuovi codici a barre consegnatimi dove avevano manoscritto, sui miei Mod. 22-R, i numeri “1” e “2”; obiettai che, così facendo, una volta rientrate a casa le buste (delle quali io ero il destinatario, mentre le mittenti erano mia suocera e la sorella, con me conviventi), avrei potuto attaccarci quante nuove etichette avessi voluto (ce ne entravano per lo meno altre quattro, perché le buste erano di formato 23 x 11 centimetri, adatte a ricevere il foglio formato A4 piegato in tre) e che, per evitare storie, chiesi che mi timbrassero le buste col bollo Giubileo, ma facendo cadere il bollo su entrambe le etichette; le due impiegate ritennero la domanda meritevole di essere accolta, si scambiarono uno sguardo d’intesa, e così fu fatto: “così” significa che le buste delle Raccomandate mi sono state consegnate nella mia abitazione: cadauna con due etichette col codice a barre e con le etichette colpite dal bollo tondo di partenza, cosa del tutto inusuale; le vecchie etichette, quelle dei miei Mod. 22-R, erano state semplicemente barrate.
Insomma ho avuto due codici a barre al prezzo di uno!
Sono due oggetti così simpatici che non me ne priverò a vita.
Negli Uffici Postali circolavano (e circolano ancora, nonostante il WEB, le P.E.C. e le Fatture Elettroniche) miliardi di corrispondenze, ma chi potrà negare che i miei oggetti con Bollo Giubileo di San Paolo non siano, praticamente, unici?
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Articolo di Antonio Rufini
Il Postalista
Rivista on line di cultura filatelica e storico postale
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