a cura della Redazione di Club50-Plus


Essere lasciati è doloroso, e questo è un dato di fatto. Vale lo stesso anche per chi decide di rompere una relazione? Uno studio condotto da psicologi ha analizzato per chi sia più dolorosa una separazione e come affrontiamo la fine di una storia d’amore.

“L’amore è come un coltello che ti brucia nel cuore”, canta Helene Fischer. “L’amore è come la guerra”, dice la sua omonima americana Helen Fisher, “vi si entra facilmente, ma difficile uscirne”.

Fisher è un’antropologa che – come la cantante pop – ha fatto dello studio dell’amore sentimentale la sua professione. Per 25 anni ha studiato il comportamento delle persone innamorate e delle persone abbandonate e questa è la sua spiegazione in merito alla forza delle emozioni che si provano: l’amore agisce sul nostro cervello come una droga. Quando due innamorati guardano le foto del loro partner, le scansioni cerebrali mostrano che vengono attivate le stesse aree del cervello degli eroinomani che hanno preso una dose di droga.

Non c’è da stupirsi, quindi, che la rottura di un rapporto sentimentale possa causare sintomi paragonabili a quelli dell’astinenza. Uno studio condotto su persone che erano state appena lasciate dal partner, ha rilevato attività in nelle tre regioni cerebrali associate alla dipendenza, al desiderio e al dolore fisico. Questa osservazione è stata anche confermata da uno studio dell’università del Michigan.

Essere abbandonati dà origine a dolore fisico. La scoperta non è così scontata come potrebbe sembrare, infatti, la rabbia o la tristezza profonda, per esempio, non attivano le stesse aree cerebrali del dolore.

Sentirsi rifiutati.

Essere abbandonati è un’esperienza drammatica. Questo perché la perdita del partner è aggravata da un secondo dolore: il sentirsi rifiutati.

Gli psicologi della Cornell University hanno analizzato più di 600 soggetti per scoprire come venga elaborato il rifiuto subito. 

Una constatazione è apparsa subito chiara: è più duro essere lasciati quando entra in gioco qualcun altro, una terza persona. E questo sembra essere stato il presupposto di base per molti, scrivono i ricercatori.

 Le persone sono portate automaticamente a considerare la terza persona come il motivo che le ha portate ad essere lasciate. Questa convinzione sussiste sempre, anche quando non ci siano informazioni sufficienti a dimostrare che siano state scartate per lasciare il posto a quella persona o a un nuovo amore.

Quindi essere lasciati è più doloroso che lasciare?

 Secondo la dottoressa Fisher, sì: “Chi lascia, detiene il controllo. Chi viene abbandonato soffre di più”.

Tuttavia, finora sono state studiate solo le attività cerebrali di coloro che sono stati abbandonati. Non si può ancora esattamente dire cosa succede invece nel cervello di coloro che hanno posto fine alla relazione.

Certamente non è facile neanche per colui che decide di chiudere una relazione. 

Infatti, si tratta spesso di persone infelici già da molto tempo che, dopo aver deciso di lasciare il partner, si trovano a dover fare i conti anche con i sensi di colpa e il dispiacere di aver ferito il partner.

La psicologa norvegese Sissel Gran, che ha scritto un libro su questo argomento, dice: “Molte persone soffrono perché i loro bisogni emotivi non sono stati soddisfatti per anni, si sentono soli, invisibili, come se stessero soffocando”

“I’m Leaving You Because I Want to Live” è il titolo del suo libro in cui l’autrice sembra schierarsi dalla parte di chi decide di lasciare il partner che considera emotivamente un passo avanti. La sensazione di essere rifiutati è sempre più dolorosa.

Conclusioni.

Per fortuna, gli psicologi offrono anche una parola di speranza: la maggior parte degli amanti infelici soffre meno per la rottura della coppia di quanto avesse pensato in precedenza, e questo vale anche, e soprattutto, per coloro che sono stati lasciati.

Tuttavia, i processi elaborazione del “lutto” non possono essere abbreviati e sono assolutamente utili e necessari. La nuova situazione comporta sfide psicologiche e processi di maturazione molto diversi a seconda che si tratti di nuove coppie o partner che invece sono insieme da una vita. Quando finisce una lunga relazione, bisogna imparare a riorientare sé stessi anche in termini di vita quotidiana. Un partner non è un mobile che può essere sostituito.

Anche se è difficile immaginarlo, soprattutto quando si è ancora offesi e feriti, un giorno sarà possibile essere di nuovo felici e pronti ad innamorarsi.

Fonte : Club50-plus.it – art. a cura di Emilia31