a cura di Sigfrido Junior Hobel (Project Tuscia)

A pochi passi dalla “Piramide” di Bomarzo, la valle di Cagnemora, riscoperta e ripulita da Salvatore Fosci e dalla Cooperativa Agricola l’Onnoro di Bomarzo presenta notevoli testimonianze archeologiche disseminate nel bosco.
Superate numerose pestarole, perimetri ancora visibili di antichi edifici e numerosi sassi lavorati, ciò che colpisce maggiormente per l’inconsueta struttura è la “Torre” d’epoca etrusca, certamente un ex monumento funerario se prendiamo in considerazione i rilievi che ornano i “merli” con il motivo della porta dell’aldilà.
La struttura fu riutilizzata successivamente ricavando dalla sommità del grande masso due vasche, utilizzate per far defluire i liquami durante il processo di lavorazione delle pelli e dei tessuti sottoposti alla conciatura, alla tintura e al lavaggio; in tal senso anche i numerosi fori attorno alle vasche, gli stessi che ritroviamo di consueto nei numerosi manufatti della zona, erano utilizzati per l’inserimento di pali per strutture lignee.
Le “merlature” sul bordo della “Torre” sono incavate sulla parte superiore e custodivano presumibilmente, tenendo sempre in considerazione le incisioni decorative sulla facciata, delle urne funerarie. Oltre alle “merlature”, ciò che colpisce ulteriormente il visitatore è la grande nicchia sulla parte destra della parete frontale che, decorata da un accennato soffitto displuviato con antefissa centrale, costituiva probabilmente in origine una monumentale edicola funeraria.
Le sorprese non finiscono qui, non molto distante dalla “Torre” ci si ritrova infatti davanti ad una tomba a dado isolata ed in posizione inclinata datata al V sec. a.C.
La strana inclinazione del monumento funebre fu dovuto ad una frattura causata, si pensa, da un forte terremoto che scombussolò l’intera zona.
La tomba, esternamente preceduta da un portico, appare decorata magistralmente anche al suo interno: sul fondo presenta un letto-baldacchino funerario, il tetto displuviato è decorato un’antefissa centrale (columen) con numerosi travicelli (cantherii) similmente alla celebre Tomba Francois di Vulci, ma con un’ulteriore incisione decorativa centrale tra i cantherii.
Molti hanno voluto inoltre notare alcune somiglianze tra questa piccola tomba a dado e la Casa Pendente del Sacro Bosco di Vicino Orsini che a mio parere possono essere collegate anche alle caratteristiche della “Finestraccia”, ambiente rupestre a due livelli nei pressi della “Piramide di Bomarzo”.
Degni di nota sono infine i diversi monumenti in pietra di epoca romana che si affacciano sulla via principale, alcuni dei quali decorati con modanature ed il grande colombaio rupestre che spicca alto dal ripidissimo costone roccioso sovrastante la Valle di Cagnemora.
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