a cura della Redazione “Zooplus Magazine”

La rabbia è una zoonosi pericolosa che va assolutamente notificata all’autorità sanitaria competente. Leggendo questo articolo scoprirai come si manifesta questa malattia nel gatto, perché non è curabile e come proteggere il tuo micio.
Quanto è pericolosa la rabbia nel gatto?
La rabbia è una malattia infettiva estremamente pericolosa. Una volta entrata nell’organismo, è sempre fatale, sia per i gatti che per gli esseri umani.
Dove si manifesta la rabbia?
Per questa ragione, è importante sapere in quali Paesi esiste un alto rischio di infezione e in quali, invece, il rischio è relativamente basso. In molti Paesi dell’Europa occidentale, la rabbia urbana è stata eradicata grazie a misure di controllo (ad esempio, la vaccinazione orale delle volpi). In Italia questa infezione è stata eradicata già nel lontano 1973.
Quali sono le specie più colpite?
Oltre ai gatti, anche altre specie come cani, bovini o suini possono contrarre la rabbia. Trattandosi di una zoonosi, può essere trasmessa anche agli esseri umani. In generale, si è più esposti al rischio di contrarre la malattia se si vive in aree in cui questa è diffusa e se si hanno contatti frequenti con animali selvatici. Per quanto riguarda i gatti, solitamente solo quelli che vivono all’aperto corrono il rischio di contrarre la rabbia. I gatti domestici, generalmente, sono abbastanza isolati dal mondo esterno.
Contagio: come si infettano i gatti con la rabbia?
Il virus della rabbia si trasmette principalmente attraverso le ferite da morso, quando la saliva contaminata entra nell’organismo della vittima. I gatti possono infettarsi anche attraverso ferite aperte. Negli esseri umani la contaminazione può avvenire anche attraverso trapianti di organi infetti. Come prima cosa, il virus della rabbia attacca le cellule muscolari esposte della ferita. Poiché nei muscoli sono presenti molte fibre nervose periferiche (esterne al cervello e al midollo spinale), attraverso i tratti ascendenti il virus può attaccare il sistema nervoso centrale (SNC), il midollo spinale e il cervello. Da lì, l’infezione si diffonde nuovamente attraverso i tratti discendenti, permettendo al virus di colpire anche gli occhi e la pelle, oltre alle ghiandole salivari.
Sintomi: come capire se un gatto ha la rabbia?
Se il tuo micio è stato morso da un animale infetto, i primi sintomi compaiono solitamente entro un periodo compreso tra due settimane e due mesi. Più la ferita è vicina al sistema nervoso centrale, più velocemente il virus della rabbia può infettare il tessuto nervoso. Poiché questo virus si diffonde lungo le terminazioni nervose, con il progredire della malattia si manifestano sintomi diversi. I veterinari suddividono il decorso della malattia in tre fasi, alcune delle quali si sovrappongono tra loro:
1° Fase prodromica (2-5 giorni).
Il micio si lecca e gratta la ferita, vomita, è irrequieto e ha un comportamento ansioso.
2° Fase di eccitazione (2-7 giorni).
3° Fase paralitica (3-4 giorni).
Basi giuridiche: cosa va segnalato?
La rabbia è una delle malattie infettive più temute. Per questo motivo in Italia esistono precise norme di legge al riguardo:
- Abbattimento del gatto infetto secondo il Regolamento di polizia veterinaria.
Nei casi di rabbia conclamata l’autorità competente (il sindaco) ordina l’immediato abbattimento del gatto (art.86, comma 4 del D.P.R. 8 febbraio 1954, n. 320, testo aggiornato nel 2006)
- Obbligo di notifica ai sensi del D.M. 15 dicembre 1990
In caso di sospetto di infezione per rabbia, vige l’obbligo di segnalazione immediata da parte del medico, che deve comunicare entro dodici ore il nome della persona colpita all’autorità sanitaria pubblica.
Quando devo rivolgermi al veterinario?
Se sospetti che il tuo pelosetto possa avere la rabbia, devi assolutamente comunicarlo per telefono al tuo veterinario, che prenderà ulteriori provvedimenti e informerà le autorità competenti.
A causa dell’elevato rischio di infezione, dal momento del sospetto il micio non deve avere alcun contatto con persone o altri pet, fatta eccezione per le persone autorizzate (ad esempio l’autorità competente).
In questo caso, quindi, non devi portare il gatto dal veterinario né lasciarlo uscire. Naturalmente devi tenerlo anche a distanza da te e da qualunque altra persona o pet si trovi in casa.
Tuttavia, non dimenticare di lasciargli a disposizione acqua fresca, cibo e una lettiera.
Diagnosi: come si accerta la rabbia nel gatto?
Un cambio improvviso nel comportamento del tuo pelosetto non significa necessariamente che abbia contratto la rabbia. Potrebbe essere causato anche da un dolore intenso o lesioni del tessuto nervoso (provocati, ad esempio, da un’ernia del disco). I gatti, inoltre, manifestano cambiamenti comportamentali soprattutto quando sono sotto stress.
Colloquio approfondito con la persona di riferimento
Per confermare il sospetto di un’infezione da rabbia, il veterinario procederà inizialmente con una anamnesi approfondita e verificherà lo stato vaccinale del gatto.
Se giunge alla conclusione che l’infezione da rabbia sia molto probabile, dovrà prendere le misure stabilite dalla legge e informerà l’autorità sanitaria competente. Questa, a sua volta, si occuperà delle procedure successive, compresa la diagnosi.
La diagnosi definitiva è possibile solo post-mortem
Purtroppo, i metodi disponibili per la rilevazione diretta o indiretta del virus nei gatti vivi sono di difficile valutazione. Per questa ragione, la diagnosi definitiva di rabbia viene ancora effettuata tramite esame patologico dopo che il gatto è morto o è stato messo a dormire.
Attualmente è possibile scegliere tra i seguenti metodi diagnostici:
- Esame istologico: osservando al microscopio il tessuto cerebrale è possibile rilevare i cosiddetti “corpi di Negri” (inclusioni citoplasmatiche nei neuroni).
- Rilevazione indiretta del virus mediante immunofluorescenza (IF)
- Rilevazione diretta del virus con metodi biologici molecolari, ad es. reazione a catena della polimerasi in tempo reale (RT-PCR)
Terapia e prognosi: la rabbia felina è curabile?
La rabbia felina non è curabile e, così come per tutti gli altri amici di zampa, l’esito della malattia è purtroppo sempre letale.
Per questo motivo, i veterinari devono mettere a dormire i pelosetti sospettati di essere infetti da rabbia, in conformità con le normative vigenti. Così facendo, non solo si risparmiano al micio inutili sofferenze, ma si proteggono anche gli altri esseri viventi.
Prevenzione: è possibile far vaccinare il gatto contro la rabbia?
Considerato che la rabbia è sempre letale, può essere ragionevole proteggere il tuo pelosetto dall’infezione. In Italia l’obbligo della vaccinazione antirabbica per i gatti esiste solo se viaggi fuori dal Paese col tuo micio o vuoi importarne uno da un altro Paese. Tuttavia, è opportuno far vaccinare i mici che vivono all’aperto e che potrebbero entrare in contatto con animali selvatici come le volpi.
Con quale frequenza devo far vaccinare il mio gatto?
In generale, la vaccinazione avviene a partire dalla dodicesima settimana di vita con tre somministrazioni in momenti diversi. A seconda del produttore del vaccino, possono essere necessarie più somministrazioni, così come dei richiami annuali. Oltre alla vaccinazione, è consigliabile evitare il contatto con animali selvatici e segnalare alle autorità competenti quelli che appaiono sospetti.
Vaccinazione obbligatoria in altri Paesi e viaggi in aree a rischio
L’obbligatorietà della vaccinazione per i gatti e gli altri pet varia da Paese a Paese e le regole sono soggette a cambiamenti periodici. Se ti stai trasferendo o stai per adottare un pet per la prima volta, è sempre consigliabile informarsi sui requisiti di vaccinazione vigenti nel Paese specifico. Se desideri viaggiare con il tuo pelosetto, soprattutto in Paesi dove il rischio di infezione è alto, devi esibire il suo passaporto vaccinale, per dimostrare che il tuo micio ha già ricevuto i vaccini obbligatori per quel determinato Paese.
Cause: Qual è la causa scatenante della rabbia nel gatto?
La rabbia è un’infezione virale solitamente improvvisa e fatale, causata da un’infezione da parte dei cosiddetti Lyssavirus (chiamati anche virus della rabbia). La parola “lyssa” deriva dal greco e significa “follia” o “rabbia irrazionale”. Il termine italiano “rabbia“, invece, deriva dal latino. Entrambi i termini riflettono i sintomi di questa malattia, che sono accompagnati da una forte salivazione e da un aumento del comportamento mordace. In generale, il virus della rabbia appartiene alla famiglia delle Rhabdoviridae. Dei diversi genotipi esistenti, due sono importanti per il gatto:
Virus della rabbia classica (RABV)
La rabbia classica (detta anche rabbia terrestre) può essere suddivisa in due forme:
la forma silvestre (che deriva dal termine latino “silva”, cioè “selva” o “foresta”). È presente negli Stati Uniti e in Europa. I principali portatori del virus sono i carnivori selvatici come volpi, procioni e puzzole;
La forma urbana, invece, è più comune nelle aree metropolitane dell’Asia e dell’Africa. Qui l’infezione avviene principalmente attraverso i morsi di cani e gatti infetti.
Virus della rabbia da pipistrello europeo di tipo 1 e 2 (EBLV 1/2).
Questa forma prende il nome dai pipistrelli, considerati portatori di queste forme virali. Tuttavia, le specie di pipistrelli colpite sono raramente presenti in Italia. Di conseguenza, i gatti e gli altri mammiferi sono raramente infettati da questo tipo di virus.
Fonte : articolo a cura di Franziska G., Veterinaria
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