di Antonio Esposito


Giovanni Capurro – Eduardo Di Capua – 1898

Che ’O sole mio, ovvero la più famosa canzone del mondo nella celebrazione della luce, della vita e dell’allegria sia nata nella triste nebbia dell’Ucraina potrebbe sembrare un controsenso.

Ma può succedere se l’autore è un affermato violinista che si trova in Russia per suoi concerti. E successe a Eduardo Di Capua.

Si trovava a Odessa (o secondo altri a Mosca) per una tournée quando decise di musicare un testo che gli aveva dato l’amico e poeta Giovanni Capurro, forse tramite la casa editrice Bideri.

In effetti, pare che non siano state le nebbie o la solitudine e neanche la nostalgia a fornirgli l’ispirazione ma una magnifica alba sul mar Nero. Tuttavia non è da escludere che la vera musa sia stata Nina, un’affascinante nobildonna. Al secolo Anna Maria Vignati-Mazza, moglie del senatore Giorgio Arcoleo.

’O sole mio è una delle canzoni più famose di tutti i tempi. È conosciuta in tutto il mondo ed è stata interpretata dai più grandi cantanti. La più memorabile delle interpretazioni è quella di Enrico Caruso.

’Sole mio arriva nello spazio

Ma le note di ’O sole mio non si sono fermate sulla Terra. Sono arrivate anche nello spazio grazie a Jurij Gagarin che le intonò durante il primo viaggio dell’uomo intorno alla Terra. Era il 12 aprile 1961.

Dovettero poi passare 41 anni poi O sole mio trovò un altro straordinario interprete: papa Giovanni Paolo II. In occasione della visita pastorale ad Ischia per il suo 82esimo compleanno: si esibì in un piccolo accenno.

Se poteva apparire curioso che la canzone del sole fosse stata composta nella nebbia è molto più tristemente strano che un successo di questa portata non abbia arricchito i suoi autori. Anzi non riuscì ad impedire che morissero in miseria.

La grande beneficiaria di questo straordinario successo è stata, e lo è ancora, la Casa discografica Bideri che da oltre un secolo continua a godere dei diritti d’autore. E grazie a un cavillo legale lo farà fino al 2042.

Edoardo di Capua musicò anche le parole di Vincenzo Russo in Maria Marì, Torna maggio e I’ te vurria vasà.

Fonte : Napolinpillole , art. Enzo Abramo