a cura di Carlo Nicotera


João Gilberto Prado Pereira de Oliveira, o più semplicemente Joao Gilberto, nasce a Juazeiro, nello stato di Bahia, in Brasile, il 10 giugno del 1931. Chitarrista, cantante, compositore, è considerato unanimemente uno dei padri del genere musicale brasiliano noto come “Bossa Nova“.

La famiglia del piccolo Joaozinho, come viene chiamato il sesto dei sette figli della famiglia Gilberto, è molto esigente. Il padre, severo e autoritario, vuole che tutti i suoi figli completino gli studi e spinge affinché nessuno si lasci distrarre da cose diverse dal raggiungimento di un diploma. Ci riesce con tutti, tranne che con il giovane Joao, il quale, all’età di quattordici anni, riceve in dono da suo nonno la sua prima chitarra. Da quel momento, non se ne separa più.

Nel 1946 il giovanissimo Joao Gilberto fonda il suo primo gruppetto musicale, insieme con alcuni compagni di scuola, nonostante le disapprovazioni del padre. Dal 1940 intanto, la radio brasiliana ha aperto le sue frontiere musicali anche al sound che proviene dagli States, farcito di jazz, be-bop e dei colori delle “big orchestra”, molto in voga in quegli anni. Joaozinho è attratto dalla musica di Duke Ellington e di Tommy Dorsey, ma si apre anche alle sonorità locali, come il samba e la canzone popolare brasiliana.

Appena diciottenne, nel 1949, Gilberto si trasferisce a Salvador, convinto di intraprendere la carriera musicale. In quel periodo, studia da autodidatta la chitarra, ma si sente molto più un cantante che un vero e proprio chitarrista. Tenta la carriera di vocalist esibendosi “live” in alcuni programmi radiofonici e riesce ad ottenere un discreto successo. Da qui, diventa leader dei Garotos da Lua, un quintetto musicale, e decide con la band di trasferirsi a Rio de Janeiro, nel 1950.

João Gilberto negli anni ’50

L’esperienza a Rio si rivela turbolenta per Joao Gilberto. A causa della sua indisciplina, che spesso lo porta a mancare le prove e a disertare alcune esibizioni dal vivo, viene espulso dalla band. Da qui, intraprende una vita sopra le righe, spesso dormendo da amici, suonando per strada, e conducendo un’esistenza disordinata, segnata dall’abuso di alcol e di marijuana. Nella cerchia dei musicisti che frequenta in questo periodo, figurano anche altri protagonisti della futura scena brasiliana, come Luiz Bonfa e il grande Antonio Carlos Jobim.

Ad ogni modo, preoccupato per la sua salute, l’amico e musicista Luiz Telles lo invita a trasferirsi nella piccola cittadina di Porto Alegre. Dopo un momento di presunta tranquillità, Gilberto si trasferisce a casa di sua sorella, a Minas Gerais, dove si dedica in maniera ossessiva alla chitarra. Compone, suona, canta in continuazione, facendo vita solitaria, da perfetto asociale, rifiutando inoltre di cercarsi un’occupazione qualunque. La cosa preoccupa i suoi familiari, i quali si adoperano per farlo ricoverare per un breve periodo nell’ospedale psichiatrico di Salvador. Ma il futuro esecutore della storica canzone “La garota de Ipanema” non è impazzito, ha semplicemente scoperto la bossa nova o, come veniva definito in quegli anni, lo stile chitarristico “balbettante”, dipendente dall’uso dello strumento in chiave non più di accompagnamento ma come elemento portante, insieme alla voce, dell’esecuzione musicale.

Rilasciato dopo una settimana dall’ospedale, nel 1956 il cantante si reca nuovamente a Rio de Janeiro, alla ricerca di Jobim, per sottoporgli le sue ultime composizioni. Il pianista è al lavoro su una serie di arrangiamenti, per conto dell’etichetta EMI, una delle più importanti in quegli anni, e intuisce subito le grandi potenzialità del collega. È l’inizio di una vera e propria rivoluzione popolare-musicale.

Per tutto il 1957 Gilberto, rivitalizzato dalla sua scoperta, porta il “nuovo stile”, la bossa nova appunto, in tutti i circoli musicali della cosiddetta “Zona Sul” di Rio, diffondendo il verbo tra i musicisti e facendosi conoscere dalla gente. L’anno dopo, nel 1958, esce con il suo primo lavoro, “Chega de saudade”, in collaborazione con Jobim e Vinicio De Moraes. L’album è considerato una pietra miliare della storia della musica brasiliana moderna e quando esce, ottiene subito un grande successo, tanto da far parlare di “bossa nova mania”.

Gli anni ’60

Sull’onda del successo, Joao Gilberto mette a segno altri due lavori importanti, in cui molto più che nel primo disco rivisita tutto il patrimonio popolare brasiliano che va dagli anni ’40 in poi, riproponendolo in chiave bossa. I dischi si chiamano “Amor O” e “Joao Gilberto”, rispettivamente del 1960 e del 1961. In questi anni anche gli USA si accorgono di questo nuovo clima musicale che proviene dal Brasile. I due jazzisti Charlie Byrd e Stan Getz visitano il Brasile per conto del Dipartimento degli Stati Uniti e nella loro ricerca scoprono la musica di Gilberto. Il loro album di quel periodo è “Jazz samba”, un altro classico, il quale contiene diverse composizioni del cantante e chitarrista brasiliano. È l’inizio di un sodalizio importante che porta Gilberto negli States, paese nel quale resta fino al 1980.

Nel 1963, esce “Getz / Gilberto”, un album storico, nel quale il chitarrista e cantante brasiliano duetta splendidamente con il sassofonista statunitense. Inoltre, grazie a questo disco, la moglie di Gilberto, Astrud, si impone al grande pubblico con l’interpretazione del brano “The Girl From Ipanema”, composto da Jobim, il quale diventa un classico della musica pop di sempre. Nel 1968 Gilberto risiede in Messico e pubblica il suo nuovo album, “Ela E’ Carioca”. Un altro successo, non meno del cosiddetto “white album” della bossa nova, il secondo “Joao Gilberto”. La fama del cantante di Salvador de Bahia lo porta ad intraprendere sempre nuove collaborazioni, scoprendo nuovi talenti e lavorando al fianco di grandi artisti della musica. Intanto, dall’aprile del 1965 è legato a Miùcha, sorella di Chico Buarque e sua seconda moglie dopo Astrud, e con lei incide “The Best of Two Worlds”, datato 1972.

Gli anni ’80

Un altro lavoro degno di nota, dopo l’album “Amoroso”, è “Brazil”, del 1980, nel quale Gilberto collabora con altri grandi della musica brasiliana, come Gilberto Gil, Caetano Veloso e Maria Bethania. L’uscita dell’album coincide con il ritorno in Brasile del musicista di Salvador, dopo quasi un ventennio passato tra gli States e il Messico.

Se si escludono alcuni “live” importanti, come quelli di Montreux del 1986 e del 1987, l’ultimo lavoro degno di nota è “Joao”, del 1991, l’unico dopo molti a non avere composizioni di Jobim. Gli arrangiamenti sono di Clare Fischer e l’album comprende canzoni italiane, spagnole, francesi e inglesi. Dei vecchi amici di sempre, c’è solo Caetano Veloso.

Gli ultimi anni

Ritiratosi in una casa di Leblon, Rio de Janeiro, Joao Gilberto vive i suoi ultimi anni in piena tranquillità, lontano dai riflettori, geloso della sua privacy e cercando in tutti i modi di scampare alle interviste e, soprattutto, alla folla. Anche sua figlia Bebel Gilberto, avuta con Miùcha, è una musicista.

Joao Gilberto si spegne a Rio il 6 luglio 2019, all’età di 88 anni.