a cura della Redazione “GreenTech”


Un batterio mangia plastica ci aiuterà ad ovviare al problema, ormai scappato di mano, dell’inquinamento dei mari? Vediamo di cosa si tratta. La dispersione di rifiuti in plastica e le relative conseguenze sull’ambiente, sia terrestre che marino, e sulle creature che lo abitano sono sotto gli occhi di tutti.

Per questo la recente scoperta, pubblicata sulla prestigiosa rivista Science, circa l’esistenza di un batterio mangia plastica ha una notevole importanza. Potrebbe infatti aprire nuove prospettive per ovviare all’accumulo di plastica che nelle acque dell’Oceano Pacifico ha addirittura formato una maxi isola, detta Pacific Trash Vortex.

Il batterio mangia plastica: Ideonella sakaiensis 201-F6

Il batterio in questione si chiama Ideonella sakaiensis 201-F6. E? stato identificato da un team di ricercatori giapponesi del Kyoto Institute of Technology e di altri istituti di ricerca.

Possiede la particolarità di essere in grado di spezzare i legami molecolari del PET (polietilene tereftalato), materiale con cui sono realizzati molti contenitori largamente diffusi, come le bottiglie per l’acqua, per poi trasformarlo in MHET e, grazie ad un’enzima aggiuntivo, ritrasformarlo in PET.

Probabilmente si tratta di una sorta di adattamento naturale frutto di un meccanismo evolutivo che ha indotto questo tipo di batteri a nutrirsi di un materiale purtroppo molto diffuso ormai in natura, soprattutto in acque marine e oceaniche.

Tuttavia, gli scienziati hanno subito sottolineato un punto debole legato al tempo. Sarebbero infatti necessarie circa sei settimane ad una temperatura costante di 30°C  per riuscire a degradare una sottile pellicola di PET.

La scoperta di questo batterio e delle sue potenzialità applicative è solo agli inizi. Ma occorre comunque pensare a questo come una soluzione d’emergenza attivandosi per contrastare lo spreco e la dispersione di rifiuti, come quelli in plastica, nel nostro ambiente naturale.

Ma la lotta contro la plastica comincia da qui

Per tale motivo è necessario non solo incentivare i metodi di raccolta differenziata e riciclo ma anche la riduzione dei rifiuti. A partire dal packaging e dagli imballaggi, spesso del tutto superflui, che rivestono le merci che acquistiamo.

Fonte : Greentech – articolo di Elle