a cura della Redazione “Teatro e Cultura”
Il Rinascimento, che segnò il passaggio dal mondo medioevale all’età moderna, introdusse nuovi concetti nel teatro. Accanto alle commedie più colte ed erudite, incominciò a svilupparsi il teatro di strada, che tanto appassionava e divertiva la gente, non avendo un copione scritto. Verso il XVII secolo, l’epoca della Commedia dell’Arte scomparve, ma a dare lustro e risalto ai personaggi più illustri come Arlecchino, Colombina e Ballanzone, ci pensò il commediografo, scrittore, librettista e avvocato italiano Carlo Goldoni, considerato uno dei padri della commedia moderna che deve parte della sua fama anche alle opere in lingua veneta. Nel Seicento si svilupparono due filoni in Europa: quello legato al mondo classico dove gli autori principali erano Pierre Corneille e Jean Racine e quello legato all’approfondimento di temi storici, come quello inglese di Christopher Marlowe e di William Shakespeare.
Il teatro rinascimentale era anche dramma pastorale, i cui elementi costitutivi erano legati alla fuga dalla realtà, al miraggio di un mondo ideale e al malinconico senso di fuga della vita di ogni giorno. In Italia, a Firenze, verso la metà del 1594 gli amici della Camerata Fiorentina diedero vita al melodramma, dove la musica ricopriva il ruolo più importante e la parola era ridotta ad un semplice canovaccio. Gli attori professionisti erano fieri di recitare senza battute da imparare a memoria, basandosi solo sulla propria capacità d’improvvisazione, senza sottostare a particolari esigenze sceniche o di illuminazione.
Nel Settecento la tragedia sopravvive nel nostro Paese con Vittorio Alfieri, autore di molte tragedie di argomento classico e storico come Antigone, Saul, Maria Stuarda e Oreste, dove la figura principale è quella del tiranno. Il teatro nei primi anni ‘800, era caratterizzato dalla passione per gli spettacoli sfarzosi e grandiosi, con comparse, costumi e scenografie accuratamente preparate. Verso la metà del secolo si affacciarono sulla scena europea tre grandi drammaturghi Ibsen, Cechov e Strinberg che aprirono la strada a nuove forme di teatro che presero il nome di drammi realistici, dove la realtà veniva accuratamente analizzata nei suoi aspetti, anche quelli più crudi e violenti.
Fonte : “robertofaoro”