a cura della Redazione “Il Postalista”
A volte ignorare i regolamenti postali può costare caro. Recentemente ho acquistato un piccolo archivio di corrispondenza privata tra anonimo/a, visto che per segretezza non mette mai l’indirizzo del mittente (anche se alcune disposizioni relative agli espressi obbligassero a farlo), e il Dott. Compagno Giacomo di Palermo.
Il complesso comprende buste (ahimè vuote) spedite tra il 4 febbraio 1950 e il 16 gennaio 1957, in genere in partenza da Roma, e tutte affrancate in tariffa ESPRESSO e FERMO-POSTA. Ora occorre ricordare che la corrispondenza inviata per ESPRESSO viaggiava, da sempre, insieme alla posta ordinaria e che soltanto al momento dell’arrivo godeva di un trattamento speciale: una consegna più rapida, con appositi postini, spesso gli stessi addetti al recapito telegrammi, tanto che sovente, specie nelle grandi città, al retro delle buste figurano i timbri del servizio telegrafico. In questo caso, siccome la posta rimaneva nell’ufficio centrale di Palermo, erano del tutto inutili le spese per la tariffa espresso (con gran piacere delle Poste, cui veniva pagato un servizio non effettuato…).
A conferma di quanto sopra esplicitato, riporto parzialmente il comma 237 del capo VI del D.P. 655 del 29.5.1982, che sostanzialmente riprende le precedenti disposizioni: “Gli oggetti da recapitare per espresso sono spediti con i mezzi normali: il recapito a domicilio è effettuato di norma con personale e mezzi speciali.“
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Alcune annotazioni.
Nella prima busta la tariffa 60 lire non copre il diritto di fermo posta, allora di 8 lire: neppure al retro vi è alcun segno del pagamento di detta tassa in arrivo (10 lire); avranno pensato che le 40 lire spese inutilmente per la tariffa espresso assolvessero ampiamente il diritto di fermo posta? (le disposizioni postali in merito nel corso degli anni sono contraddittorie).
Nella seconda la tariffa totale è corretta, anche se il nominale dell’espresso copre pure il diritto fermo posta: 25 lire per la lettera ordinaria + 50 lire per l’espresso + 10 lire per il fermo posta pagato dal mittente.
Nella terza ogni francobollo assolve correttamente una specifica tariffa.
Nella quarta non compare alcun valore appositamente emesso per la spedizione per espresso, ma la tariffa totale corrisponde ai servizi richiesti.
Ultima annotazione: nella prima busta la richiesta del servizio espresso è indicata manualmente, mentre nelle altre tre compaiono specifiche etichette di tre tipologie differenti.
Un appunto finale: poiché l’ultima busta reca la scritta “secondo avviso”, viene da chiedersi che cosa sarà accaduto al dott. Compagno, visto che per diverso tempo non si è recato a ritirare la posta? Tutte le ipotesi restano plausibili…
Articolo di Lorenzo Oliveri
Il Postalista
Rivista on line di cultura filatelica e storico postale
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