a cura della Redazione “Scuola e studenti” e “Focus Junior”


L’invenzione della stampa a caratteri mobili viene attribuita a Johann Gutenberg, che, tra il 1448 e il 1454 ha stampato a Magonza il primo libro, la Bibbia a 42 linee. Il libro è stato poi venduto a Francoforte sul Meno nel 1455. Secondo la tecnica utilizzata da Gutenberg, i tipi, ovvero dei piccoli prismi metallici sui quali compariva in rilievo a rovescio un carattere, venivano assemblati in linee, che erano a loro volta unite creando pagine di testo. Ogni matrice di una pagina era ricoperta d’inchiostro e stampata con un torchio pressore. La nuova tecnica si è diffusa molto rapidamente in tutta Europa.

Per convenzione, identifichiamo come anno dell’invenzione della stampa il 1455, anno di pubblicazione della cosiddetta Bibbia di Gutenberg. Si trattò del primo libro di una certa importanza ad essere stampato con la tecnica dei caratteri mobili. Da questo punto in poi, l’intera Europa entrerà in contatto con una tecnica rivoluzionaria. Per la prima volta, fu possibile riprodurre libri in modo veramente veloce ed economico. La diffusione dei libri, delle notizie, e della cultura iniziò a farsi più veloce, fino ad arrivare, nei secoli successivi, ad una progressiva democratizzazione del pensiero in Occidente. Ma a questi risultati ci si arrivò attraverso un processo lento e graduale. Per capire bene l’invenzione della stampa, è indispensabile contestualizzarla. Prima dell’invenzione della stampa, l’unico modo per riprodurre un libro era copiarlo manualmente. Era ovviamente un processo costoso e faticoso, ma cionostante si leggeva tantissimo: tra XIII e XIV secolo, l’industria della copia era cresciuta a dismisura, in particolare grazie agli scriptoria nei monasteri. Si trattava di vaste sale, naturalmente ben illuminate ed organizzate, dove si copiavano manoscritti.  

La crescita degli scriptoria rispondeva infatti a un bisogno concreto: il bisogno di libri. Mentre nascevano le accademie, gli studiosi del Rinascimento andavano riscoprendo antichi manoscritti di Platone. Sebbene la lettura non fosse per tutti, la domanda di libri stava crescendo. Questo anche perché la cultura non era più soltanto appannaggio della chiesa: sempre più laici (nobili e borghesia urbana) si andavano interessando sempre di più alla lettura. Si leggevano soprattutto testi di devozione, ma anche romanzi e persino manuali professionali. Possedere libri, peraltro, era per un ricco laico del Quattrocento un segno di potere.

La stampa a caratteri mobili: i precedenti

Con un mercato in crescita, l’industria del libro prometteva ottime possibilità di guadagno. Anche per questo, moltissimi personaggi intraprendenti oltre a Johann Gutenberg (1394/9 – 1468) avevano tentato di innovare la produzione in molti modi, spesso molto creativi, ma non sempre efficaci. Le tecniche di scrittura si erano fatte più veloci: in Italia ad esempio avevano preso piede le agili scritture dei notai e dei mercanti questo consentiva di risparmiare inchiostro- tantissimi copisti italiani realizzavano libri in scrittura mercantesca (tra i più popolari Boccaccio). A questo punto, l’unica cosa che mancava era una tecnica per riprodurre lo stesso testo in modo veloce su centinaia o migliaia di copie. Ci si arrivò gradualmente. All’inizio venne inventata la xilografia: l’impressione di una tavola di legno imbevuta d’inchiostro tramite una pressa. Si trattava di una tecnica nata in Cina, che arrivò in Europa intorno al 1300. Nella prima metà del ‘400 venne utilizzata sempre più spesso, in particolare per riprodurre immagini su carta, ma talvolta (non prima degli anni ‘30) anche testi. Fu essenziale, per poter stampare con efficacia, la messa a punto di un particolarmente grasso e fluido. Per rendere la stampa davvero vantaggiosa, il punto essenziale – che in Europa dobbiamo a Gutenberg – furono i caratteri tipografici: si trattava di tasselli metallici, con in rilievo un carattere. Ma per la verità, anche in questo caso, i caratteri mobili esistevano da secoli in Cina (non più tardi del XII secolo) ed in Corea (XIII secolo), dove i caratteri tipografici erano realizzati in bronzo. Combinati a piacere su un’intelaiatura, questi caratteri tipografici andavano a comporre le pagine di un libro: non c’era più bisogno di incidere le intere pagine, ed il costo di riproduzione di ogni libro calava così drasticamente. Gutenberg aveva inventato la stampa. Sulla vita di Johann Gutenberg sappiamo molto poco. Discendeva da una famiglia di orafi: la sua formazione era dunque ideale per realizzare le piccole matrici per i caratteri tipografici. Sembra che Johann Gutenberg fosse stato esiliato da Magonza a partire dal 1428, e che a Strasburgo, tra il 1434 ed il 1444 finanziò dei lavori rimasti oscuri, ma probabilmente legati alla ricerca di nuove tecniche per stampare libri.

Tornato a Magonza nel 1448, ottenne cospicui prestiti da un facoltoso borghese chiamato Johann Fust, a causa dei quali nel 1455 subì un processo che gli farà perdere tutti i suoi macchinari. Nessuno dei fogli stampati attribuiti a Johann Gutenberg ha chiare indicazioni di nomi, luoghi o date. I primi esemplari, del 1452 sono indulgenze per la guerra al turco, e più tardi, tra 1452 e 1454, una bibbia primitiva a 36 caratteri. Quella più conosciuta, del 1455, a 42 caratteri, era a suo modo un’opera incredibile: venne realizzata in un nuovo carattere molto sofisticato, piena di abbreviazioni, ebbe bisogno di 300 caratteri tipografici diversi. Si trattava dei primi caratteri tipografici latini mai realizzati. Dopo Gutenberg, il primo libro con caratteri a colori della storia, con un nome ed una data indicati, è il Salterio di Magonza, stampato il 14 agosto (vigilia dell’Assunzione) del 1457 da Johann Fust e Peter Schöffer, quest’ultimo un ex collaboratore di Gutenberg

Fonte : “studenti.it”


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