a cura di Carlo Nicotera


L’espressione roendopinho è la fusione di due parole portoghesi (roendo: ‘rosicchiando’; pinho: ‘legno di abete’) per indicare una metafora poetica sulle tracce e le impressioni lasciate dall’intensa, lunga relazione tra il chitarrista e la sua chitarra durante il processo creativo delle sue composizioni. Nato nella periferica Madureira, a nord di Rio de Janeiro, il maestro Guinga, a 64 anni, incide per la prima volta con l’Acoustic Music Records di Peter Finger realizzando un album per chitarra sola, Roendopinho. Eccellente compositore, chitarrista fantasioso e fuori dagli schemi classici (refrattario, alla disciplina dello studio accademico, conta quasi cinquant’anni di carriera e innumerevoli collaborazioni con Clara Nunes, Beth Carvalho, Alaíde Costa, João Nogueira, Cartola, tra i tanti. Le sue melodie – molto sofisticate e riconducibili allo choro con un dolce retrogusto al valzer – hanno sedotto grandi compositori della musica brasiliana e non solo, quali Chico Buarque, Elis Regina, Ivan Lins, Michel Legrand, Sergio Mendes, senza contare le brillanti collaborazioni con il grande compositore Paulo Cesar Pinheiro e il poeta e paroliere Aldir Blanc. Composizioni molto complesse, ricercate ed elaborate quelle che Guinga, con l’umiltà che lo contraddistingue, definisce «niente di speciale», un atteggiamento tipico dei grandi talenti. Riverito dalla critica, oggi il chitarrista, ex dentista, Carlos Althier de Souza Lemos Escobar è sempre di più considerato il più grande e importante compositore brasiliano, erede della grande tradizione lasciata da Heitor Villa-Lobos e da Tom Jobim. Il polistrumentista e mago del suono Hermeto Pascoal ha detto di lui: «Un ragazzo così viene al mondo solo ogni cento anni».


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