a cura della Fondazione Umberto Veronesi


Fumo e inquinamento: proteggere i bambini prima e dopo la nascita

Adottare comportamenti corretti durante i primi mille giorni di vita del bambino è fondamentale per garantire una vita sana al nascituro. Il periodo che va dal concepimento al secondo anno di vita, infatti, è particolarmente importante, a partire dall’aria che si respira. Fumo e inquinamento atmosferico giocano un ruolo cruciale.

GLI INQUINANTI AMBIENTALI

Essere esposti al fumo passivo, respirare aria inquinata, vivere in città o vicino a siti industriali peggiora la salute in tutte le fasi della vita, ma i primi mille giorni sono particolarmente delicati per via della rapida crescita degli organi in formazione. Il rischio è quello di avere un assorbimento di inquinanti maggiore in relazione al peso corporeo del bambino. A testimoniarlo è il progetto I primi mille giorni coordinato dall’Irccs materno infantile “Burlo Garofolo” di Trieste, realizzato con il supporto finanziario del Ministero della Salute. Il progetto ha permesso anche di sviluppare un sito internet che aiuti genitori e cittadini a informarsi opportunamente per far vivere i più piccoli in maniera sana (millegiorni.info, link in calce all’articolo).

IL PROGETTO SU 3.000 MAMME 

«Il progetto – spiega Luca Ronfani, epidemiologo dell’Irccs “Burlo Garofolo” e referente scientifico –, aveva l’obiettivo di studiare la relazione tra inquinanti ambientali, in particolare fumo di sigaretta e inquinamento atmosferico durante i primi mille giorni di vita, e gli effetti sulla salute della donna e del bambino. Per prima cosa abbiamo analizzato in maniera approfondita i risultati di uno studio di coorte chiamato PiccoliPiù, nel quale sono state arruolate più di 3.000 donne in gravidanza provenienti da cinque città italiane (Trieste, Torino, Firenze, Viareggio e Roma); i bambini, invece, sono stati seguiti fino al settimo anno di vita con visite e questionari. Grazie alle informazioni raccolte è stato possibile misurare in maniera precisa l’esposizione dei bambini al fumo di sigaretta e agli inquinanti atmosferici, e anche individuare possibili fattori protettivi come abitare vicino alle aree di verde urbano. Come seconda attività abbiamo analizzato revisioni sistematiche, cioè analisi molto approfondite della letteratura scientifica».

I RISCHI DELL’ESPOSIZIONE PRECOCE

L’indagine ha dato alcune importanti risposte. «Il progetto ha confermato che essere esposti precocemente al fumo di sigaretta e agli inquinanti atmosferici nei primi mille giorni di vita, ma in particolare durante la gravidanza, comporta degli esiti importanti per la salute del bambino. Ad esempio risulta aumentato il rischio di alcuni esiti neonatali, come il parto prematuro e il basso peso alla nascita, ma anche problemi respiratori quali l’asma bronchiale. Inoltre la letteratura scientifica suggerisce che l’esposizione agli inquinanti ambientali possa essere associata a problemi del neurosviluppo come l’autismo».

GLI EFFETTI SULLO SVILUPPO NEUROPSICOLOGICO

Con il progetto I primi mille giorni sono state analizzate 12 revisioni sistematiche dalle quali emerge, in alcuni casi, un’associazione positiva tra esposizione, soprattutto prenatale, a inquinanti atmosferici e disordini dello spettro autistico, segnalata per un aumento di esposizione precoce alle polveri sottili di diametro inferiore a 10 e 2.5 micron (PM10 e PM2.5) (fonti in calce all’articolo). Tuttavia, gli studi primari posteriori alla pubblicazione delle revisioni sistematiche identificate mostrano risultati inconsistenti.

Rispetto ad altri problemi del neurosviluppo, le evidenze che suggeriscono una possibile associazione tra esposizione a PM2.5 e Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività (ADHD) sono limitate; esistono, invece, prove sufficienti a dimostrazione degli effetti negativi sulla salute derivati dall’esposizione pre o postnatale agli Idrocarburi Policiclici Aromatici (IPA), generati dalla combustione incompleta di carbone, olio da riscaldamento, carburanti, legno o tabacco che si diffondono nell’aria legati alle particelle di fuliggine sul quoziente intellettivo globale.

Inoltre, uno studio che ha analizzato gli effetti dell’inquinamento atmosferico sulla morfologia cerebrale, valutata con risonanza magnetica, ha trovato in bambini tra 6 e 10 anni un’associazione tra esposizione prenatale al PM2.5 e alterazioni strutturali della corteccia cerebrale implicata in maniera parziale nel controllo inibitorio. Le evidenze presenti in letteratura che suggeriscono un’associazione tra esposizione ad inquinamento atmosferico nel periodo prenatale e postnatale, e alterazioni dello sviluppo neurologico del bambino, sono crescenti, come confermato nel documento dell’Organizzazione Mondiale della Sanità Air pollution and child health: prescribing clean air; tuttavia, necessitano di ulteriori approfondimenti.

QUANTI BAMBINI SONO ESPOSTI ALL’INQUINAMENTO?

Le principali fonti di inquinamento sono il traffico veicolare e, in inverno, il riscaldamento domestico, specie quando vengono impiegati gasolio o biomasse. Da queste due fonti vengono emesse polveri sottili, generalmente distinte in classi dimensionali corrispondenti alla capacità di penetrazione nelle vie respiratorie. Si parla di PM10, particolato formato da particelle con diametro minore di 10 micron, che è una polvere inalabile, ovvero in grado di penetrare nel tratto respiratorio superiore (naso, faringe e laringe) e di PM2.5, particolato fine con diametro fino a 2.5 10 micron, in grado di penetrare nel tratto respiratorio inferiore (polmoni, bronchi, bronchioli), arrivando fino agli alveoli polmonari. Dalla coorte PiccoliPiù emerge che i bambini esposti a valori superiori rispetto al limite di legge della concentrazione media annua del PM10 sono stati il 13 per cento nel 2011, il 10 per cento nel 2012, il 4 nel 2013, lo 0,3 per cento nel 2014 e il 3 nel 2015. Per il particolato fine PM2.5, invece, le percentuali sono maggiori: si parla del 14 per cento nel 2013, del 5 nel 2014 e del 15 nel 2015.

NOVE MAMME SU CENTO FUMANO IN GRAVIDANZA

Il fumo di sigaretta contiene oltre 7.000 sostanze chimiche, molte delle quali dannose, che arrivano al feto attraverso la placenta. La nicotina diminuisce l’afflusso di sangue a utero e placenta, limitando le sostanze nutritive che arrivano al piccolo, mentre il monossido di carbonio riduce l’apporto di ossigeno nella circolazione sanguigna materna e, di conseguenza, al nascituro. «Non è solo la gravidanza a necessitare l’eliminazione delle sigarette – ricorda Luca Ronfani – ma anche il periodo dell’allattamento. La nicotina, infatti, pur diminuendo progressivamente con il passare del tempo, permane per alcune ore nel latte, mentre il monossido di carbonio viene esalato dalla mamma per le successive 24 ore dopo aver fumato». Per quanto riguarda l’esposizione al fumo nel periodo prenatale, dalla coorte PiccoliPiù emerge che ad aver fumato in gravidanza sono 9 mamme su cento, mentre quelle che dichiarano di aver trascorso del tempo in ambienti chiusi con persone che stavano fumando sono il 23,2 per cento nei primi tre mesi di gravidanza e il 21,1 per cento nel secondo e terzo trimestre.

NEONATI ESPOSTI AL FUMO

Riguardo, invece, all’esposizione post natale, le mamme fumatrici sono risultate essere il 18,5 per cento durante i primi due anni di vita del bambino. La percentuale di bambini che si sono trovati a trascorrere del tempo in luoghi chiusi come casa o automobile in presenza di genitori o altre persone che fumavano, è del 3,8 per cento. «Non va dimenticato nemmeno il fumo di terza mano, rappresentato dalle piccolissime particelle tossiche che, oltre ad arrivare in profondità nei polmoni, si depositano sui vestiti, mobili, tappeti e interni dell’automobile».

COME RIDURRE I RISCHI

«Se proprio non si riesce a smettere di fumare – prosegue Ronfani – bisognerebbe almeno cercare di ridurre il numero di sigarette ed evitare di fumare in presenza del bambino, specialmente in auto dove aumentano le concentrazioni di polveri sottili e si espongono i passeggeri al fumo passivo. Inoltre, durante l’allattamento bisognerebbe fumare dopo la poppata, lavando le mani e cambiando i vestiti subito dopo. Le sigarette elettroniche non sono prive di rischi, le regole coi bambini sono le stesse».

CONSIGLI UTILI

«Ci sono molti comportamenti individuali – conclude Ronfani – che possono aiutare a ridurre l’impatto degli inquinanti ambientali sulla salute dei più piccoli: ad esempio, camminare di più, recarsi a scuola a piedi, riducendo l’uso dell’automobile, e frequentare aree verdi. La presenza di vegetazione nelle città porta numerosi benefici: riduzione dello stress, maggiori livelli di attività fisica e di socializzazione con i coetanei». Infine, a tutelare il benessere del piccolo bisognerebbe iniziare ancora prima del concepimento, ad esempio, con l’assunzione di acido folico da parte della madre, per scongiurare il rischio che si sviluppi nel feto la spina bifida, severa malformazione congenita della colonna vertebrale. Anche una buona alimentazione e astensione da fumo e alcol da parte di entrambi genitori sono molto importanti: comportamenti scorretti vanno ad influenzare l’espressione genica di ovuli e spermatozoi, diminuendo la fertilità e aumentando il rischio di malformazioni e aborti.

Fonte : FondazioneVeronesi – Caterina Fazion