a cura della Redazione “Il Postalista”


Alla fine delle mie avventure con i Bolli Giubileo, quattro capitoletti di considerazioni generali.

A) – la prima considerazione è sui bolli quali sono stati.

Sicuramente delle buone realizzazioni, in metallo, con diametro extra large, niente a che vedere con i bolli in gomma per le manifestazioni filateliche di un giorno. Qualche riserva sulla loro uniformità. I quattro bolli dei chioschi della basiliche patriarcali di Roma hanno avuto un quid plus, il “profilo” della basilica, idea non buona ma ottima. La cosa comportò obbligatoriamente che il marchio all’epoca vigente di Posteitaliane, la letterina fuggente creata nel 1995 dal noto designer Franco Maria Ricci, venisse spostata: mentre negli altri bolli, senza profilo di facciata di basilica, la letterina di F.M.R. fu situata a destra, nei quattro bolli di Roma S. Pietro, Roma S. Paolo, Roma S. _Giovanni e Roma S. Maria Maggiore la letterina fuggente fu posta sotto il marchio del Grande Giubileo.

A raccontarla così potrebbe sembrare che i “tipi” dei bolli Giubileo furono solo due, quelli con e quelli senza profilo del vicino monumento cattolico.
Invece no.

Nel corso dell’anno 2.000, in Posteitaliane, a qualcuno venne in mente di cambiare il marchio d’impresa. Quello di F.M.R. era buono e deve essere stato anche costoso (un designer, suppongo, non lavora mica gratis….) ma aveva una controindicazione: rimpicciolito e inserito nei bolli dava adito a qualche problema a causa del numero delle righe orizzontali. In effetti nei bolli normali per gli Uffici Postali il numero delle righe fu ridotto da sette a cinque, comunque il risultato delle bollature non era il massimo che potesse sperarsi perché anche le cinque righe ricevevano e rilasciavano troppo inchiostro e alla fine il risultato non era buono, sconfinava nella “macchietta” di inchiostro nero.

Detto-fatto: in Posteitaliane fu deciso di cambiare il marchio d’impresa, passando dalla letterina fuggente di F.M.R., immediatamente dismessa, ad un anonimo (ma ben inseribile nei bolli e con perfetta resa grafica delle bollature) tondino con all’interno le lettere maiuscole “PT” che dovevano significare “POSTE” ma per noi, nati prima del 1960, hanno significato semplicemente il ritorno all’antico “POSTE E TELEGRAFI”.
Così, in pratica, mentre venivano realizzati i chioschi Giubileo e i relativi bolli, venne cambiata la ruota al treno in corsa, si passò dall’F.M.R. al tondino con “PT”.

Hanno avuto il tondino nei loro bolli (invece che l’F.M.R.) Aquileia (UD), Lecce Centro, San Gabriele dell’Addolorata (TE), Riccione (RN), Venezia Centro e Roma Castel Sant’Angelo.; in totale sei bolli su ventuno. Di certo furono gli ultimi Chioschi e bolli speciali ad essere realizzati in ordine di tempo.

In conclusione, per il Grande Giubileo ci sono stati tre tipi di bollo: 4 Chioschi con il profilo di basiliche e l’F.M.R., piccolo, sotto il marchio del Grande Giubileo; 11 con l’F.M.R. grande posto a destra; 6 con il tondino contenente “PT” a destra.
Il bollo giubilare di Castel Sant’Angelo di Roma non ha avuto indicazioni di sorta relative al monumento nel quale il Chiosco era stato installato, ma solo la dicitura “ROMA PRATI” (Ufficio dal quale dipendeva).
Il tutto con quale risultato, ai fini dell’uniformità, può solo immaginarsi.

B) – la seconda è su dove siano stati aperti o non aperti i Chioschi Giubileo.

In Italia c’erano vari centri di culto e centri religiosi che avrebbero meritato un loro Chiosco. Così, a braccio, mi vengono in mente il Duomo di Milano, il Sacro Monte di Varallo (VC) patrimonio mondiale dell’umanità, la basilica di Superga e il Duomo di Torino, il Duomo di Firenze, il complesso architettonico Basilica-Battistero-Torre di Pisa, il Duomo di Siena, il santuario di Pompei (NA); e poi Genova, Napoli, e via di seguito. Tutti luoghi che però non hanno avuto il loro Chiosco; ci sarebbe da chiedersi il perché, quesito sempre difficile quando si tratti evento che riguardi Posteitaliane.

L’Italia già dall’epoca era diventata davvero il centro mondiale della peggiore burocrazia, con Autorità, Uffici e compiti spesso sovrapposti gli uni agli altri, con facoltà di imporre “veti” e dinieghi, limitazioni della proprietà privata e servitù quasi spesso incomprensibili al cittadino “normale”. Voglio illudermi che in taluni luoghi le Poste non abbiano avuto il “permesso” di istallare un loro Chiosco, tra l’altro “provvisorio” (cioè con durata massima un anno), forse perché troppo deturpante. Forse a piazza del Duomo a Firenze un cotale Chiosco sarebbe stato antiestetico se messo vicino al Duomo o al Battistero; forse non lo era il chioschetto ambulante per la vendita di bibite e panini…..Forse.

Anche sul “posto” in cui vennero collocati i Chioschi, il loro locus loci, molte domande sorgono spontanee e riguardano esclusivamente i Chioschi nei quali sono stato di persona per il servizio filatelico e che sono stati solo 8 dei 21 realizzati; dei rimanenti nulla so.

B1) il Chiosco di Roma San Giovanni in Laterano era messo dietro la Scala Santa, in pratica era nascosto e occorreva “stanarlo”, alla lettera, per chiedere il servizio filatelico; non è una storia, è la realtà: è successo a me che sono un romano nato a Roma e pratico dei luoghi. Sarà stato facile per i turisti, i “pellegrini” giubilari accedere al chiosco ? Non è una domanda retorica, è la pura realtà.

B2) quello di Roma Castel Sant’Angelo era anch’esso nascosto, nel cortile interno al lato opposto all’ingresso; oltre tutto era a 100 metri dal Telebus che fungeva da Chiosco di San Pietro; può solo immaginarsi quanto possa aver lavorato; di certo le mie sono state le prime raccomandate accettate (ed era il 27/10/2000, con me unico utente in loco); saranno state anche le uniche?

B3) il chiosco (Telebus) di San Pietro venne collocato in Piazza Giovanni XXIII, ortogonalmente al fiume Tevere. Ora, il 90% dei romani ignora perfino che esita cotale piazza che, tra l’altro, non ha quasi numeri civici: in effetti è un tratto del Lungotevere all’inizio di Via della Conciliazione, lato opposto a San Pietro. Il Telebus era ben distante dalla Basilica centro della cristianità. Se fosse stato messo più vicino o forse stato posto direttamente nello spiazzo antistante il colonnato del Bernini sarebbe stato di gran lunga meglio. Vero è che le due volte che ho fatto accesso al Telebus per il servizio filatelico ho dovuto fare la fila; ma una collocazione più consona avrebbe comportato maggior affluenza di “pellegrini” e maggior lavoro. Chissà se anche in parte qua dovette trattarsi di diniego di autorizzazioni amministrative, di questioni d’ordine pubblico o veti incrociati. Voglio illudermi che sia stato così.

B4) col Chiosco del Divino Amore furono battuti tutti i record romani possibili: era collocato vicino alla sbarra sollevabile dell’accesso al mega-parcheggio autovetture e bus realizzato avanti alla nuova chiesa, quella grandissima e con una facciata a mo’ di una piscina. Quale fosse l’afflusso del pubblico può solo immaginarsi, collocata lontana sia dalla vecchia chiesetta del Divino Amore che dalla nuova, sia dall’accesso pedonale da Via Ardeatina. Di certo le mie raccomandate, accettate l’8/12/2000 erano le prime ricevute dal Chiosco ed io, di nuovo, l’unico utente in loco, nonostante la giornata del Divino Amore, con fedeli e pellegrini tipo formicaio. Furono anche le ultime, cioè volevo dire le uniche?

C) – sul colore degli inchiostri dei Bolli Giubileo.

In mio possesso ho documenti dai 21 Chioschi con obliterazioni in tre colori: nero, blu e rosso.
Chiaramente i tamponi per i bolli in colore diverso dal classico nero sono stati forniti da Posteitaliane ai propri dipendenti; debbo escludere che qualche impiegato se li sia comprati di sua tasca o bellamente portati da casa.

Allora perché tre colori usati?
Bizzarrie degli addetti agli sportelli o mancanza di istruzioni precise ai propri dipendenti?
Anche in codesto piccolo particolare, trattandosi di Posteitaliane, è difficile darsi una risposta.

D) – sul tipo di documenti postali transitati, cioè partiti dai Chioschi Giubileo voglio fare qualche considerazione critica e un’autocritica.
Ho già scritto che da Monreale (PA) il 15 dicembre 2000 le mie raccomandate A.R. sono state le uniche accettate (così: dichiarazione verbale, telefonica, dell’impiegata addetta); dal Chiosco di Roma Castel Sant’Angelo, il 27/10/2000, le mie raccomandate furono le prime ad essere accettate; dal Chiosco di Roma San Polo Fori le mura le mie raccomandate, quelle con due etichette con codice a barre, sono state le prime ad essere accettate ed era il 20/9/2000; dal Chiosco di Riccione il primo agosto 2000 è partita la prima, forse unica notifica giudiziaria e sono certo del perché: il Chiosco era vicino sia all’Ufficio di Riccione Centro che a quello di Riccione 2 (Via Dante), posti entrambi in centro città, vicini agli Uffici Legali.

L’uno per l’altro i 21 Chioschi Giubileo aperti nel 2000 dovrebbero aver obliterato migliaia di francobolli incollati su cartoncini, cartoline illustrate, interi postali e altro, tutto coi loro bolli speciali. Ma quanti documenti realmente “passati per posta” sono stati bollati con gli speciali annulli?

Nell’anno 2000 eravamo nel pieno della trentunesima grande Tariffa Repubblicana per l’interno 4/6/1999-30/9/2000; oltre al Corriere Ordinario e a quello Prioritario era possibile spedire corrispondenze fino a 2 Kg.; poi c’era ancora il Servizio Postacelere Urbano (sospeso il 30/7/2000), potevano ancora spedirsi lettere per Espresso (nella mia città non venivano recapitate dai portalettere ma dai fattorini Telegrammi) e poi per Assicurata, per contrassegno e via dicendo.

Quante di codeste corrispondenze sono circolate e -realmente-, con gli annulli dei bolli Giubileo ? Non riesco a darmi una risposta.
Avrei dovuto telefonare a gennaio 2001 ai vari Chioschi (o Uffici dai quali i Chioschi erano dipesi gerarchicamente) per informarmi di quante corrispondenze reali fossero partite dai Chioschi; forse non avrei avuto risposte, trattandosi di dati interni aziendali; forse facendomi riconoscere per il “mittente” di “certe” raccomandate avrei avuto qualche risposta o qualche mezza risposta.
Ho oscillato tra l’irrisoluto e l’infingardo; non ho telefonato; oggi non ho dati certi, non ho informazioni, non ho certezze.

Aggiungasi: nella causa civile contro Posteitaliane non ho detto tutto, non ho detto completamente il vero: ho in album raccomandate spedite solo da 14 Chioschi su 21; dai primi 6 Chioschi ai quali chiesi il servizio filatelico ho solo annulli filatelici perché il sevizio lo chiesi con anticipo e non pensai di richiedere l’avvio di lettere raccomandate; le raccomandate che avrebbero dovuto partire da Rimini ho raccontato come siano finite; quando la cosa, la diversificazione delle richieste mi venne in mente avrei dovuto chiedere nuovamente il servizio per raccomandate o anche per le Assicurate, per il servizio con Assegno e per l’Espresso e via di seguito e, già che c’eravamo, perché no per le Stampe, tanto per avere una diversificazione a tutto campo.
Sono stato negligente; non l’ho fatto; ora è impossibile rimediare.

Non mi resta che chiedere l’aiuto dei lettori de IL POSTALISTA: se qualcuno è in possesso di oggetti postali -veri-, cioè effettivamente circolati, mi scriva o mi chiami (esisto per davvero, non sono un robot, troverà i miei dati aggiornati sull’Albo Avvocati di Roma alla voce Albi ed elenchi): basterebbe che ci siano lettere con bollo speciale al recto e bollo di distribuzione al verso; se sì, costituiremo un micro club di possessori di tali oggetti.

Alcuni, ma in maggioranza, visionando i miei oggettini postali che hanno viaggiato in tutta Italia coi bolli Giubileo mi hanno obiettato “ma sono oggetti filatelici?” La risposta è “sicuramente si”, ma con un “distinguo”; la di essi compilazione, la preparazione era certamente “filatelica”, ma sono state corrispondenze che hanno regolarmente “circolato” assieme a tutte le altre corrispondenze, hanno percorso centinaia di chilometri !

Per tutti: l’Avviso di ricevimento spillato alla raccomandata contenente la richiesta di servizio filatelico al Chiosco di Monreale (quella con due Bolli Giubileo diversi fronte/retro)) si fece 920 Km. di strada da Roma al CMP di Fiumicino e poi fino a Palermo, con tanto di attraversamento dello Stretto di Messina, quindi altrettanta strada al ritorno: ritornato al CMP di Fiumicino e poi a Roma Aurelio è stato distribuito dal portalettere: è un oggetto postale realmente circolato, cos’ha di repellente da essere retrocesso a modesto “prodotto filatelico”? Non è mica una delle migliaia di FDC!

Concludendo: attendo fiducioso telefonate o e-mail; COVID19 scansando, non me ne vado e risponderò a tutti; saranno graditissimi tutti i pareri, anche di coloro che hanno un’opinione contraria alla mia.


Cartolina dal Divino Amore, Roma

Cartolina da Castel Sant’Angelo, Roma

Cartolina da Castel Sant’Angelo, Roma – effettivamente circolata
Cartolina da S. Giovanni in Laterano, Roma – effettivamente circolata
Cartolina da S. Paolo fuori le mura, Roma – effettivamente circolata
Cartolina da Santa Maria Maggiore, Roma
Cartolina da S. Pietro, Roma – Circolata per posta prioritaria con etichetta autoadesiva del periodo sperimentale per chiedere il corso prioritario

Articolo di Antonio Rufini


Il Postalista

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