a cura della Redazione GreenMe

Togliersi dalla testa una persona che abbiamo amato (o ancora amiamo): come farlo? E perché è importante?
Si dice che il tempo cura tutte le ferite, ma ci sono delle volte in cui ogni minuto pesa come un macigno. Mentre aspetti di guarire dalla ferita d’amore, lo sai, potresti fare un mucchio di azioni che si ritorcono contro di te. Per esempio, potresti cedere alla tentazione dell’abuso di cibo o di alcool, o ancora lasciar crescere l’ossessione per l’ex praticando un controllo eccessivo del telefono e dei social fino a perdere di vista i tuoi obiettivi lavorativi e i tuoi contatti sociali positivi.
Perché è così difficile smettere di pensare all’ex? Le motivazioni sono radicate nella nostra biologia, sia a livello di chimica che di comportamento. Tutti sappiamo ormai che l’innamoramento produce delle sostanze chimiche legate al piacere e alla ricompensa (su tutte, la dopamina). Queste sostanze, che circolano stabilmente nel corpo quando una relazione si consolida, subiscono un drastico calo quando interviene la separazione, soprattutto se brusca: ecco allora l’inevitabile crisi di astinenza.
Ma tutto questo non sarebbe comprensibile prescindendo dal valore che per la specie umana ha l’attaccamento: come dei cuccioli che temono per la propria vita quando sono lasciati soli, così gli esseri umani anche da adulti soffrono la separazione come un vero e proprio shock, legato al pericolo di morte. Questa situazione può produrre ciò che l’antropologa Helen Fisher, una delle massime esperte in questo campo, chiama “attrazione per la frustrazione”. Questo strano tipo di attrazione ci fa sentire che non solo amiamo ancora l’ex partner “fuggitivo”, ma ben di peggio: ora che lo abbiamo perso ci piace più che mai. Ecco allora che non solo i bei ricordi dei momenti vissuti insieme ci condizionano, ma anche l’idealizzazione inizia a farsi strada nella nostra mente con sempre maggior vigore. La tendenza descritta da Fisher è unisex, ma sembra che gli uomini siano più propensi a sperimentarla rispetto alle donne.
Come smettere di pensare all’ex? Non c’è, purtroppo, un pulsante da premere per cancellare il dolore, o una procedura scientifica per annientare i ricordi (come la si immagina nel celebre film Se mi lasci ti cancello). L’unica arma alla quale si può fare ricorso è la razionalità.
Affrontare la separazione razionalmente significa non solo elaborare la perdita rendendosi conto della sua inevitabilità e definitività, ma anche tentare degli auto-inganni positivi. Così, come smettere di fumare significa rimandare all’infinito la prossima sigaretta, smettere di pensare al partner è un processo che si può iniziare anche solo rimandando di un’ora il prossimo controllo della sua bacheca Facebook.
Lo psicologo Antonio Fresco, sul suo blog, ha lasciato ai propri pazienti una serie di consigli per ridurre la compulsione a ricercare l’ex, basandosi su un approccio di riduzione anziché di cessazione netta. Sembra semplice, infatti, consigliare un taglio netto con il passato, il blocco di tutti i social e la creazione di una vita alternativa in poco tempo: ciò non sempre è possibile. Ecco i consigli dello psicologo per iniziare il distacco con gradualità:
- Darsi un tempo ben definito prima del prossimo messaggio all’ex o del prossimo controllo dei suoi social. Aumentarlo di poco ogni giorno. Si può iniziare aspettando un’ora, due ore, per poi aumentare progressivamente l’intervallo di questa sorta di astinenza.
- Tenere un diario delle circostanze nelle quali la voglia di contattare l’ex è maggiore. Si ha più voglia di chiamarlo al mattino o la sera, quando si è soli o in compagnia? La voglia di sentirlo è maggiore dopo aver bevuto? Schedare queste sensazioni aiuta ad arginarle.
- Dedicarsi ad attività di pura distrazione, purché non comportino l’uso di computer o telefono.
- Dedicarsi dei momenti precisi nel corso della giornata (una mezz’ora al mattino, ad esempio) che siano dedicati solo al pensiero dell’ex. Finita la “sessione”, aspettare fino alla prossima e forzarsi ad evitare ogni altra occasione di pensiero o di controllo.
Questi consigli, è bene precisarlo, non costituiscono una terapia contro l’ossessione ma possono essere considerati un primo aiuto per tenerla sotto controllo. Accettare i propri pensieri negativi e fare il possibile per prenderne il controllo è una prima tappa molto importante del percorso di riappropriazione di sé.
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