a cura di Tonino Palomba

La dr.ssa Elisa “Lisetta” D’Onofrio, è morta a Roma giovedì 7 settembre. Una notizia tristissima, per la piccola comunità di Poggio Sannita e per tutti. Ci lascia la figlia più nobile e autenticamente preziosa di Poggio Sannita, paese che le diede i natali, in cui era amatissima ed a cui era profondamente legata.
Conoscevo bene la dr.ssa amica di mia madre, furono compagne di giochi nella loro difficile infanzia di guerra. Nel 2001 per la pubblicazione del sito internet comunale raccolsi direttamente dalla sua voce la seguente biografia, corredata dalla splendida foto con il Papa Santo Giovanni Paolo II° (1979), che la dr.ssa D’Onofrio mi regalò.
Elisa D’Onofrio, medico missionario in Africa e in Italia, nacque a Poggio Sannita il 9 dicembre. Terzogenita di cinque figli del dottor Luigi e di Dina Carmosino, fin da bambina pensava di fare il medico in qualche lontana regione del terzo mondo. Osservando il padre medico e seguendone l’esempio, maturava così il proposito di essere operatrice di salute tra la gente emarginata, lontana dalla civiltà. Studiava presso il liceo scientifico di Agnone e consacrava la sua vita a Dio: a 16 anni era già terziaria francescana. Finito il liceo, l’iscrizione all’Università costituì un problema da rimandare. La famiglia era sempre più impegnata nel fronteggiare i seri disturbi visivi dei fratelli che richiedevano anche gravosi oneri finanziari. Per queste ragioni, senza rinunciare alla volontà di laurearsi, per circa due anni trovò occupazione in banca ed ebbe modo così di accantonare un buon risparmio che le consentì di iscriversi alla neonata “Università Cattolica del Sacro Cuore” in Roma,laureandosi in medicina e chirurgia il 7 novembre 1968. Subito dopo iniziò la sua carriera professionale in Lombardia, a S. Angelo Lodigiano e Lodi, ma nel cuore c’era sempre il desiderio di partire per un paese lontano e povero. Dovette rimandare per un grave incidente d’auto, che le fu causa di vari interventi chirurgici ed una permanente invalidità alla gamba sinistra. Finalmente, nel maggio del ’73, durante il periodo di ferie, Elisa si recò in Ciad a Bébédjia ed al suo rientro in Italia si fece promotrice dell’istituzione di un centro di raccolta aiuti (Comitato di Lodi) collegato con la Missione dei Frati Minori Cappuccini in Ciad diretta da Padre Celestino Ciricillo. Nel 1975, lasciato l’incarico all’ospedale di Lodi, si trasferì a Bébédjia in Ciad per farsi medico di “brousse” ed infaticabile strumento di sensibilizzazione, creando fra l’Italia ed il Ciad un ponte di solidarietà.
Inizia il suo lavoro di medico missionario nell’umiltà di una capanna, in un paese fra i più poveri della mondo, dilaniato da anni di guerriglia dove per salvare centinaia di bambini erano sufficienti un medicinale o una vaccinazione. Negli anni presso il Centro Sanitario di Bébédjia, fondato assieme a padre Celestino Ciricillo, con l’aiuto di tanta gente, è cresciuta una grande opera le cui cifre parlano chiaro: 16 ettari recintati, parte dei quali adibiti a frutteti, 25 edifici, un ospedale con 60 posti letto, un centro per poliomielitici abilitato per interventi chirurgici ed attività fisioterapica, un poliambulatorio, 12 infermieri a cui sono da aggiungere altri operatori inviati dal governo del Ciad, scuole per l’alfabetizzazione, scuole di formazione professionale con corsi di artigianato, cucito, tessitura, maglieria e igiene. In questo centro affluiscono numerosi malati, anche da zone lontanissime, con poveri mezzi di trasporto, assistiti da infermieri formati dalla dott.ssa D’Onofrio.
Nel luglio del 1979 il Papa S.S. Giovanni Paolo II° riceve, in udienza in piazza San Pietro, “Lisetta” alla quale rivolge la seguente frase: “Andate là dove le mie mani non possono arrivare! Siate le mie mani nel mondo che soffre!”. Nel 1991, insieme con alcuni ragazzi ciadiani, invalidi e bisognosi di cure specialistiche, Elisa rientra in Italia dopo aver affidato l’opera socio-sanitaria di Bébédja al Vescovo Mons. Michele Russo. Ad Agnone dove la dottoressa si stabilì con i suoi “figli”, continuò ad esercitare opera di volontariato a tempo pieno, legata al Centro Missionario Diocesano di Trivento.
Affidandosi come sempre alla divina Provvidenza, fonda l’Associazione C.A.S.A. (Cooperazione Attività Sociali Assistenziali) – O.N.L.U.S., di cui fu Presidente, curandone il periodico “Spezziamo il pane”. Detta associazione, subentrata al Comitato di Lodi continuando a raccogliere ed inviare aiuti per l’opera di Bébédjia; provvedendo, inoltre, alle necessità della comunità africana residente in Agnone, interessandosi di altri paesi (Burundi e Rwanda) e di persone che hanno particolare bisogno di aiuto.
La sua fede e le sue opere trasformarono il Molise in un “lembo d’Africa”.
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