a cura della Redazione di Treff Club50


Cosa collega gli uomini e gli animali? Perché li amiamo così tanto? Noi umani siamo biofili e l’interesse per gli animali è insito nell’uomo come patrimonio evolutivo. 

La storia del rapporto dell’uomo con gli animali da compagnia nasce agli albori del nostro tempo, ma come tutte le storie e le relazioni, non è esente da conflitti o incomprensioni. Ci sono state epoche oscure, come nei secoli XVI e XVII in Inghilterra, paese oggi famoso per il suo amore verso gli animali, i proprietari di animali correvano il rischio di essere accusati di stregoneria e giustiziati.

Lo storico inglese Keith Thomas afferma che nei processi per stregoneria tenuti in Inghilterra si sosteneva che la strega avesse come aiutante un demonio o uno spirito con le sembianze di un animale. Per questo motivo, il possesso di gatti, cani, topi o uccelli, che in quell’epoca rappresentavano i tipici animali da compagnia, veniva considerato come prova inconfutabile per mandare al rogo per stregoneria un gran numero di persone.

Nel 1604, Giacomo I d’Inghilterra approvò una legge che dichiarava ufficialmente fuori legge «consultare, patteggiare, invitare, usare, alimentare o ricompensare in alcun modo uno spirito che abbia l’aspetto di un animale».  Il rischio di essere giustiziati per stregoneria aumentava per i poveri, gli anziani o gli emarginati che possedessero un animale.

L’artista tedesco Hans Baldung Grien dipinse nel XV secolo un acquerello nel quale dietro la strega compariva un gatto. Nel dipinto “Las brujas” di Goya, vediamo il diavolo sotto forma di caprone con due gatti davanti.

Un animale da coccolare.

Siamo progettati dalla biologia comportamentale per legare con altri esseri, e gli animali domestici aiutano a soddisfare il nostro bisogno di connessione sociale.

Naturalmente anche la nostra natura ci porta ad essere attirati da ciò che è tenero e bello e, con il loro aspetto amorevole, quasi tutti i cuccioli di animali, ci ricordano la struttura dei neonati: attributi come una grande testa rotonda con una fronte sporgente, grandi occhi e un corpo tondeggiante, attivano il nostro comportamento premuroso e protettivo. “Che carino!” potrebbe diventare il titolo dei miliardi di video di gatti su internet che mettono in scena gli animali domestici di casa come eroi della dolcezza.

Una curiosità: i video sui gatti sono il secondo argomento più cliccato sul web (dopo i video porno). 

Ricerca sulla relazione uomo-animale.

Gli esseri umani desiderano un rapporto con gli animali. È ovvio che i quadrupedi addomesticati come cani, gatti, cavalli – chiamati dagli scienziati “chum animals” – siano più adatti di pesci palla o ragni cruciferi. E ci sono ragioni biologiche.

Sappiamo da recenti ricerche che la relazione con l’animale domestico si basa su strutture e funzioni cerebrali comparabili. In particolare, con i mammiferi più evoluti, condividiamo una rete di aree centrali nel proencefalo e nel mesencefalo che produce ormoni e regola il comportamento sociale e le risposte allo stress.

La principale fonte di stress negli animali socialmente organizzati è anch’essa per lo più indotta socialmente. Nello stesso tempo, lo stress può essere ridotto proprio attraverso le relazioni sociali – come negli esseri umani. Ad esempio, l’ossitocina (l’ormone del benessere) viene rilasciata da uomini e animali, soprattutto attraverso il contatto cutaneo.

Gli antrozoologi, studiosi del rapporto uomo-animale, paragonano il legame con un animale a quello tra persone innamorate. La teoria dell’attaccamento elenca quattro criteri per l’esistenza di una relazione di affetto: l’oggetto del nostro amore è affidabile e trasmette sicurezza; la vicinanza fisica è accompagnata da sentimenti positivi, mentre la separazione scatena dolore e mancanza. Per la maggior parte dei proprietari di animali domestici, sarebbero applicabili tutti e quattro i criteri.

Animali domestici come terapia.

Gli animali domestici fanno bene alle persone, su questo non c’è dubbio. Si tratta di un beneficio sociale, emotivo e di salute.

Gli animali domestici hanno un grande ritorno sull’investimento per la società, in particolare stanno giocando un ruolo sempre più importante sia nella terapia che nella cura degli anziani.

È ormai provato che il contatto e lo scambio tra uomo e animale, provoca un senso di benessere e di calore emotivo. Vediamo alcuni esempi interessanti.

Uno studio psicologico su 31 bambini tra i sette e i dodici anni, ha dimostrato che accarezzare un cane riduceva significativamente la concentrazione dell’ormone dello stress cortisolo nella loro saliva, in misura ben più rilevante di quanto avveniva con il contatto con una persona o un animale di pezza.

Un’analisi di tre mesi su 144 anziani ha documentato che la semplice presenza di un canarino nella casa di cura riduceva significativamente il rischio di depressione nei residenti.

Persino i detenuti di una prigione si sono dimostrati socialmente migliorati dopo aver avuto contatti regolari con animali da compagnia.

Infine, uno studio su quasi 11.000 proprietari di animali domestici, ha evidenziato che queste persone sono generalmente più sane e ricorrono più raramente al medico.

L’umanizzazione degli animali.

Per il 90% dei proprietari di cani e gatti, l’animale a quattro zampe è un membro della famiglia a tutti gli effetti, secondo uno studio dell’Università di Medicina Veterinaria (TiHo) di Hannover. Quasi la metà dei proprietari descrive apertamente il proprio animale come un “sostituto di un bambino”. Basti pensare che sempre più cani e gatti si chiamano oggi come gli esseri umani: Lilly e Ugo, Max e Luna, Felix o Emma – tutti nomi tipicamente usati per bambini.

“L’antropomorfizzazione degli animali sta aumentando sempre di più“, dice il prof. Peter Kunzmann. 

L’antropomorfismo è il fenomeno per cui proiettiamo comportamenti e desideri umani sui nostri compagni animali. I regali di Natale e di compleanno per cani, criceti & co. non ci stupiscono più, così come alcuni proprietari di cani che mettono il pigiama al loro animale per andare a dormire. 

Sul web vediamo cani con biancheria sexy e gatti con berretti da baseball, vengono offerti vestitini di marca, collari tempestati di strass, cappotti Burberry e guinzagli di Chanel. 

Un’umanizzazione che è deliberatamente spinta dalle aziende insinuando nei padroni la convinzione che il cibo gourmet e gli accessori di lusso rendano i loro animali più felici. Il che è una sciocchezza, ovviamente.

Spesso l’umanizzazione si estende fino alla fine della vita di un animale, quando si cerca di fare tutto il possibile dal punto di vista medico per evitarne la soppressione. Un momento in cui il ruolo del veterinario diventa sempre più simile a quello di un pediatra.

Fonte : Club50 – art. a cura di Emilia31


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