a cura della Redazione “Fumetto Story”


Il Corriere dei Piccoli, anche noto come Corrierino o CdP, è stata la prima rivista settimanale di fumetti italiana, pubblicata dal 1908 al 1996 per oltre 4.500 numeri divisi in 88 annate. Ha introdotto in Italia i fumetti statunitensi oltre a pubblicare autori italiani, presentando narratori e poeti di primo piano; l’editoriale del direttore nel primo numero della rivista è considerato il manifesto di fondazione del fumetto italiano.

La pubblicazione fu ideata dalla giornalista Paola Lombroso Carrara con intenti pedagogici, ponendosi come obiettivo la formazione e l’educazione dei giovani in maniera adatta all’età, alternando alle “storie illustrate a colori” articoli di divulgazione scientifica, di letteratura, racconti e narrativa di buona qualità. La sua storia editoriale ha attraversato tutto il XX secolo seguendo e raccontando le trasformazioni della società italiana sia attraverso storie a fumetti e in prosa che con articoli giornalistici di autori come Dino Buzzati. Nel 1972 dalle sue pagine nacque il Corriere dei Ragazzi dedicato a lettori adolescenti.

Il “Corrierino”, come fu soprannominato, negli anni sessanta arrivò a tirature di 700.000 copie.

La testata esordì in edicola il 27 dicembre 1908 come supplemento del Corriere della Sera, al prezzo di 10 centesimi di lire; nell’editoriale, intitolato “Come fu…”, il direttore tracciò le linee guida del piano editoriale esortando il giovane lettore a leggere la rivista sotto la luce più chiara, imitando il genitore che legge con aria di importanza il Corriere della Sera. Diversamente dall’idea della Lombroso che voleva la testata rivolta soprattutto alle classi più povere, la dirigenza del Corriere indirizzò il giornale ai figli della nascente borghesia fedele lettrice del Corriere, ma non soltanto, tanto che di quel primo numero furono tirate ben 80.000 copie. Il “Corriere dei Piccoli” divenne subito una lettura di riferimento per diverse generazioni di bambini e ragazzi italiani. Quando nacque, le storie per bambini riflettevano l’impronta pedagogica dell’epoca, patriottica e risorgimentale.

La prima pagina era sempre dedicata a una storia di una sola tavola a colori a quattro strisce di due vignette ciascuna; dalle tavole originali vennero tolte le nuvolette giudicate diseducative in quanto avrebbe disabituato il pubblico infantile dalla lettura dei testi e sostituite generalmente da due distici sotto ogni vignetta che commentavano il racconto figurato; le strofe erano ottonari in rima baciata. Dopo la prima pagina seguivano in prevalenza racconti, poesie, brevi copioni teatrali. Le tavole a fumetti importate dall’estero vennero adattate al pubblico italiano modificandone i nomi e in questo primo periodo vennero pubblicate serie come Fortunello e la mula Checca (Happy Hooligan) di Opper, Buster Brown di Outcault, che compare già nella prima pagina del primo numero, Arcibaldo e Petronilla (Bringing Up Father) di McManus, Bibì e Bibò (Katzenjammer Kids) di Dirks, introducendo quindi la narrativa a fumetti in Italia, privata però della sua caratteristica principale, il fumetto o nuvoletta. Inoltre l’approccio tenuto, rivolgendosi essenzialmente ai bambini, collocò il fumetto all’interno di un contesto essenzialmente infantile e quindi, mentre nello stesso periodo negli Stati Uniti i quotidiani si contendevano i fumetti più amati che contribuivano a far crescere le vendite in quanto letti anche dagli adulti, in Italia quegli stessi prodotti venivano considerati, a causa della pregiudizio borghese nei confronti della cultura popolare, passatempi infantili.

Accanto alle storie importate dagli Stati Uniti fiorì una notevole produzione italiana di storie con una filastrocca come didascalia. Fra i più famosi personaggi di quest’epoca sono Bilbolbul di Attilio Mussino e Quadratino di Antonio Rubino, tuttora apprezzati per l’elegante disegno liberty e per il fantasioso surrealismo delle storie, che scherzano le une con la lingua, le altre con la matematica.

Dagli esordi fino al 1914 il formato si mantiene inalterato, composto da 16 pagine che raddoppiano nel 1915 grazie anche al successo che viene presto raggiunto e si mantiene nel tempo anche durante la prima guerra mondiale quando appare per la prima volta il celebre Signor Bonaventura di Sergio Tofano che fa raggiungere alla rivista un successo formidabile. Dopo la prima guerra mondiale arriverà una nuova generazione di disegnatori italiani che creerà una serie di “macchiette” destinate ad entrare nel “lessico” dell’epoca: Carlo Bisi inventa Sor Pampurio, caricatura del borghese nevrotico, mentre Bruno Angoletta disegna Marmittone, caricatura del soldato oppresso dai superiori. Successivamente arrivano altri autori italiani e stranieri come Rube Goldberg, Pat Sullivan e Otto Messmer. Dal 1932 la concorrenza di altre riviste come Jumbo, edito da Lotario Vecchi, e Topolino della Nerbini, spinge il Corriere a rinnovarsi con nuovi autori come De Vargas, Giobbe, De Seta, Galba, Marotta, Pier Lorenzo De Vita. Durante la Seconda guerra mondiale il settimanale riesce a continuare le pubblicazioni fino all’aprile 1945. Negli anni trenta e anni quaranta ebbe grande successo Pier Cloruro de’ Lambicchi e la sua “arcivernice” di Giovanni Manca ed il Prode Anselmo di Mario Pompei. Le tavole illustrate realizzate dagli autori italiani ebbero una certa presa sull’immaginario dei bambini sino a quel momento costretti entro i limiti di una narrativa dedicata pretenziosa e ipocrita e il regista Federico Fellini, che fece parte di quelle generazioni di piccoli lettori, ricordò che «i personaggi […] non avevano niente a che fare con il mondo che ci circondava. Però erano altrettanto veri del bidello e dell’arciprete. Tanto che alle persone reali affibbiavamo proprio i soprannomi di quei personaggi. Così l’arciprete diventava Padron Cicciò, quello che aveva una mula cattivissima, la Checca che stampava i ferri di cavallo sul sedere… Oppure il vicino di casa che mia mamma, sapendolo un po’ scapestrato, tiratardi e qualche volta un po’ alticcio, aveva chiamato Arcibaldo come il personaggio creato da Geo McManus». Il successo della testata portò alla nascita di pubblicazioni simili come Il Giornaletto (1910) e Gazzetta dei Piccoli (1945).

Nel dopoguerra il settimanale iniziò a risentire della concorrenza dei personaggi avventurosi americani come Flash Gordon, Cino e Franco e Mandrake che, dagli anni trenta, da quando cioè erano arrivati in Italia, venivano pubblicati senza le didascalie rimate in sostituzione dei fumetti; il Corriere continuò nonostante tutto a credere nella propria scelta editoriale puntando sui classici Signor Bonaventura e Bibì e Bibò oltre a racconti e romanzi a puntate, ma i successi dell’anteguerra erano ormai perduti.

Un mese dopo la sospensione, il 27 maggio 1945, il settimanale riprese la pubblicazione modificando la testata in Giornale dei piccoli per poi tornare alla denominazione originale dopo un anno. Negli anni cinquanta i fumetti, o meglio le storie illustrate con le didascalie in rima, vennero messi in secondo piano per tutto il decennio fino a quando, agli inizi degli anni sessanta con l’avvento alla direzione di Guglielmo Zucconi e poi di Carlo Triberti, si decise di puntare dal 1961 sui fumetti mantenendo il formato tradizionale ma con copertine più accattivanti e soprattutto vennero abbandonate le vignette con le didascalie rimate pubblicando fumetti veri e propri, puntando ad un pubblico meno infantile. Triberti, che lo dirige fino al 1973, darà vita a un rinnovamento grafico e dei contenuti, pubblicando fumetti di grandi autori italiani come Grazia Nidasio con Valentina Mela Verde, Hugo Pratt con Una ballata del Mare Salato e Benito Jacovitti con i suoi personaggi come Cocco Bill, Zorry Kid e Jak Mandolino e altri disegnatori come Toppi, Battaglia, Uggeri, Di Gennaro oltre che di esponenti del fumetto franco-belga (Puffi, Ric Roland, Luc Orient, Michel Vaillant, Dan Cooper, Bruno Brazil, Bernard Prince, Poldino Spaccaferro, Gaston Lagaffe) ma mantenendo l’impostazione culturale, presentando articoli istruttivi e inserti enciclopedici. Dalla fine degli anni sessanta la funzione educativa si riduce notevolmente fino quasi a scomparire[1] e, dal 1968, il formato viene ridotto di dimensioni per essere più pratico e si iniziano a pubblicare storie e contenuti rivolti a un pubblico più maturo – rubriche di sport, attualità, musica, cinema, scienza, curate da esperti del settore – tanto che, nell’estate del 1969 un referendum indetto presso i lettori chiese un parere per tenere conto, anche nel nome della testata, dell’età dei lettori alla quale le storie e i contenuti erano ora rivolti e, a partire dal primo numero del 1972, il “Corrierino” interruppe le pubblicazioni per fare spazio al Corriere dei ragazzi. Comunque il Corriere dei Piccoli non interruppe mai per davvero la pubblicazione in quanto alla fine si decise di continuare a pubblicarlo come supplemento con formato ridotto e con contenuti rivolti a lettori bambini. Questa formula editoriale venne adottata per sedici numeri per poi riprendere come testata autonoma presentando autori come Luciano Bottaro, Carlo Chendi, Giorgio Pezzin, Giorgio Cavazzano, Jacovitti e, dal 1975, personaggi americani della Hanna-Barbera e i manga, anche in virtù del successo televisivo dei cartoni animati giapponesi. Nonostante le continue mutazioni di formula, anche dopo il 1972 vengono pubblicati fumetti di grandi autori, basti pensare al “Gianconiglio” di Carlo Peroni, “RediPicche” di Luciano Bottaro, “Walkie Talkie” di Giorgio Pezzin e Giorgio Cavazzano, i Ronfi di Adriano Carnevali, Gennarino Tarantella di Carlo Squillante. Il Corriere dei Piccoli ha subito molte modifiche e adeguamenti ai tempi. Dal 1972 in poi si sono avvicendati molti direttori, ognuno dei quali ha stravolto formula, formato e foliazione al giornalino, passando da un formato rivista ad un tabloid in cartoncino e di nuovo al formato rivista, e cambiando pure nome da Corriere dei Piccoli a Corrierino, nel 1993, per iniziativa del direttore Maria Grazia Perini.

Fumetti a parte, notevoli furono anche i racconti a puntate e in epoca successiva le storie di Gianni Rodari, La famosa invasione degli orsi in Sicilia di Dino Buzzati nel 1945 e Marcovaldo di Italo Calvino nel 1965. Uno dei punti di forza del settimanale fu poi il Corrierino Scuola, inserto che per molti anni, durante il periodo scolastico, pubblicò schede da utilizzare per le ricerche, atlanti geografici e storici, scenari naturalistici da completare e altri utili sussidi. Un altro punto di forza furono i soldatini o i calciatori, le bamboline di carta coi vestiti e gli accessori e tutta una serie di giochi e di ambientazioni in carta tutti da incollare su cartoncino e ritagliare. Tra le rubriche meritano una citazione le famosissime: “La palestra dei lettori“, “Corrierino-club” e “Corrierino Sport“.

Negli anni ottanta apparvero storie popolari che sarebbero poi continuate su altre riviste come La Pimpa di Altan e Diario di Stefi di Grazia Nidasio. Il giornale superò anche momenti critici come lo scandalo della P2 nella quale rimasero coinvolti i suoi editori fino alla cessione della testata alla scandinava Egmont nel 1994. Dal marzo 1995 la numerazione si modifica e il n° 9 esce come n° 4443; è uscito in edicola senza interruzioni fino al 15 agosto 1995 per poi pubblicare un ultimo numero distribuito solo nelle edicole lombarde nel gennaio 1996 per non perdere i diritti sulla testata.

Fonte : Wikiwand – “Storia del fumetto”