a cura di Carlo Orlandi (Playerdue Lighting)


Il valore di apertura del diaframma che impostiamo sulla nostra macchina fotografica controlla il diametro del foro all’interno del diaframma dell’obiettivo. Il diaframma è una sorta di iride meccanico che si apre e si chiude grazie a un sistema di lamelle metalliche.

L’apertura del diaframma viene rappresentata con il simbolo f/ o nelle macchine fotografiche semplicemente con la lettera F.

A differenza del tempo di scatto, i valori dell’apertura del diaframma non sono molto intuitivi.

Fotografia correttamente esposta (T 1/25 – F/4.0 – ISO 400).

Innanzitutto abbiamo una scala che utilizza valori come 1.41.85.68.016, tutti numeri un po’ difficili da ricordare per chi si sta avvicinando alla fotografia per la prima volta.

Inoltre i valori di apertura del diaframma influenzano l’esposizione al contrario rispetto a quanto ci aspetteremmo:

  • valori piccoli (come f/1.4 o f/2.0) indicano un diaframma più aperto, quindi fotografie sovraesposte;
  • valori grandi (come f/11 o f/16) indicano un diaframma più chiuso, quindi fotografie sottoesposte.

Come con il tempo di scatto ogni spostamento di tre valori (per esempio 4.0 -> 4.5 -> 5.0 -> 5.6) indica il cambio di uno stop, quindi il raddoppiare o dimezzare della quantità di luce nella fotografia.

Fotografia sottoesposta di 4 stop chiudendo il diaframma (T 1/25 – F/16 – ISO 400)

Possiamo equilibrare questo spostamento di uno stop con lo spostamento di tre valori nel tempo di scatto o di un valore nell’ISO.

Fotografia sovraesposta di 3 stop aprendo il diaframma (T 1.5 – F/1.4 – ISO 400)

L’apertura del diaframma influenza un altro importante aspetto delle nostre fotografie oltre all’esposizione, ovvero la profondità di campo. La profondità di campo è l’area nitida davanti e dietro al piano di messa a fuoco e permette di regolare se nella nostra fotografia solo pochi dettagli sono a fuoco o se la zona a fuoco è molto ampia:

  • valori di apertura del diaframma piccoli (come f/1.4 o f/2.0) rendono più stretta la profondità di campo, quindi lo sfondo sarà più sfocato e solo i dettagli molto vicini al piano di messa a fuoco saranno nitidi;
  • valori di apertura del diaframma grandi (come f/11 o f/16) rendono più larga la profondità di campo, quindi lo sfondo sarà meno sfocato, si può addirittura arrivare a una fotografia dove è tutto a fuoco da una certa distanza dell’obiettivo in poi.

Bisogna tenere a mente che il piano di messa a fuoco si muove perpendicolarmente alla direzione in cui guarda l’obiettivo, quindi a valori bassi di apertura del diaframma, quando cioè il diaframma è aperto e la profondità è stretta, dobbiamo fare attenzione ad allineare sul piano di messa a fuoco i dettagli che vogliamo siano nitidi.

Spostando il punto di vista diagonalmente rispetto alle file di pupazzetti infatti vediamo che oltre all’omino verde, sono a fuoco i due omini gialli, allineati lungo il piano di messa a fuoco.

Il potere creativo della profondità di campo e della messa a fuoco

Scegliere cosa è a fuoco e cosa è sfocato ci consente di guidare chi guarda una fotografia verso i dettagli che abbiamo scelto noi, per raccontare una storia o per concentrare l’attenzione su un aspetto in particolare della scena immortalata.

Il protagonista della fotografia è la ragazza arrabbiata (T 1/25 – F/4.0 – ISO 400)

Nell’esempio del modellino della classe, scegliendo una profondità di campo stretta e mettendo a fuoco la studentessa al centro, focalizziamo l’immagine su di lei.

Il protagonista ora è il professore in primo piano (T 1/50 – F/2.8 – ISO 400)

Se invece mettiamo a fuoco solamente il professore, l’intera classe passa in secondo piano come importanza ed è l’uomo dietro la cattedra a diventare il protagonista.

Spostando la messa a fuoco in fondo, la protagonista ora è la ragazza che legge (T 1/50 – F/2.8 – ISO 400)

Allontanando la messa a fuoco fino all’ultima fila, possiamo isolare la studentessa concentrata nella lettura di un libro, sfocando il resto della stanza allo stesso modo con il quale la ragazza non vi presta attenzione.

Con una profondità ampia, il nostro sguardo può vagare su più dettagli ( T 1/6 – F/11 – ISO 800)

Riportando la messa a fuoco sulla studentessa al primo banco e impostando un valore di apertura del diaframma più alto come f/11 (quindi un diaframma chiuso), la profondità di campo è molto più larga e pur essendo la ragazza il protagonista, cominciamo a prestare maggiore attenzione anche agli altri personaggi, essendo anch’essi quasi a fuoco.

Conclusione

Una volta che abbiamo preso controllo sull’esposizione, sul mosso e sulla profondità di campo, siamo sulla buona strada per padroneggiare tutti gli aspetti fondamentali per la buona riuscita di una fotografia.


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