di Felice Nicotera


UN CONVEGNO SU ALFONSO GATTO A QUARANT’ANNI DALLA MORTE

Il 20 novembre 2016 fu inaugurata la sede dell’associazione culturale “PICENTIAE HISTORIAE CULTORES” e del nostro giornale “IL PONTE NUOVO”, intitolata al compianto amico Mario Montefusco. Nel corso della serata, caratterizzata da un’entusiastica ed attenta partecipazione, si svolse il convegno su “Alfonso Gatto a quarant’anni dalla morte”, (Salerno, 17 luglio 1909 – Orbetello, 8 marzo 1976) con gli interessanti interventi del prof. Francesco D’Episcopo, già docente di Letteratura Italiana all’Università degli Studi di Napoli “Federico II” e della prof.ssa Annamaria Petolicchio, docente di Lettere Università degli Studi di Salerno. Inutile sottolineare la grande importanza di Gatto che è stato un poeta, scrittore, critico letterario, critico d’arte, pittore e docente italiano. Nel panorama della poesia contemporanea, è universalmente riconosciuto tra i nostri maggiori poeti. La sua biografia, nel corso della serata, fu resa affascinante dalla colorita narrazione del prof. D’Episcopo, profondo studioso dell’opera del poeta, e dalla lettura appassionata e dai commenti di alcune tra le sue più belle poesie da parte della prof.ssa Petolicchio. Il prof. D’Episcopo sottolineò, che “la biografia di Alfonso Gatto appartiene al mare, al vento, alla costiera sinuosa più che alla terra ferma. E sarà sempre il mare l’elemento materno del suo itinerario esistenziale, illuminato dai bagliori di una luna leopardianamente confidente ed amica”. In questi ultimi tempi non si contano le traduzioni delle poesie di Gatto all’estero, tra cui, quella di Jack Hirschman in America, pubblicata a cura di Casa della Poesia, e quella di Sotirios Pastakas in Grecia; anche il cantante brasiliano Moreno Veloso, figlio d’arte del grande Caetano, innamoratosi delle sue poesie, le ha volute tradurre e musicarle, presentandole in un fantastico spettacolo al prestigioso teatro salernitano “Verdi”. Possiamo tranquillamente affermare che, finalmente, il nostro “poeta con la valigia” è uscito dall’oblio, e grazie ad un progetto condiviso tra l’Università degli Studi di Salerno, il Comune di Salerno e la Fondazione Alfonso Gatto, s’intende, ora, creare un centro studi ed altre iniziative, attraverso le quali rendere le sue opere più fruibili e meglio conosciute, soprattutto ai giovani studenti. Ricordiamo che anche la nuova allocazione della Biblioteca comunale presso il Museo archeologico nazionale di Pontecagnano Faiano è intitolata al poeta. L’illustre salernitano ha cantato con “luminosa tenerezza” la nostra terra, il mare, le memorie, gli affetti, l’amore, la morte. Ma egli è stato, al tempo stesso, anche poeta d’ impegno civile, sostenendo che la poesia debba essere soprattutto denuncia. Ha denunciato, infatti, con grande forza la tragedia della guerra e le sue ripercussioni. I suoi occhi chiari si sono spalancati su Salerno, rivelando un forte e nostalgico legame con la sua terra. “Salerno rima d’inverno, o dolcissimo inverno. Salerno rima d’eterno”. Il suo sguardo ha guardato all’umanità in maniera unica, attraverso un ritmo, uno scatto che privilegia le parole, la storia degli uomini, la verità e la bellezza dell’universo. Il mio primo, folgorante incontro con la sua poesia risale ai lontani anni ’70. Ero poco più che ventenne quando, alla morte di mio padre, decisi di riportare sulla prece, che si usa consegnare a parenti ed amici, non le solite frasi religiose bensì i versi di una sua struggente poesia “A mio padre”, con evidente disappunto del sacerdote che durante la messa lamentò l’intonazione “socialisteggiante” della lirica. Va ricordato che, sempre nel mese di novembre 2016, si svolsero altre commemorazioni su Alfonso Gatto, tra cui due importanti giornate di studio: la prima al Comune di Salerno, dove si è parlò di Gatto oltre la poesia, con interventi scelti dal numero monografico di Sinestesie, interamente dedicato al poeta salernitano, mettendo in luce elementi della ricca personalità culturale del poeta. Dal “cronista di vita” (Annalisa Gimmi) al critico cinematografico (Pasquale Iaccio) oltre ai rapporti con protagonisti come Rodari e Petroni (Francesca Mugnaini e Nicoletta Trotta). La seconda giornata si svolse all’Ateneo salernitano con letture ed interventi critici di Mariano Baino, Gabriele Frasca, Silvio Ramat e Davide Rondoni, mentre Radio Tre dedicò cinque puntate curate da Francesca Bellino che avevano per tema Alfonso Gatto e Salerno. Segnalo, infine, il ritrovamento di alcune poesie inedite da parte della Fondazione Gatto, tra cui una su Pasolini, che saranno incluse in un volume pubblicato a cura della Mondadori. Concludo con le parole del poeta Rondino: leggere Gatto “dona a tratti un incanto, una pena, una sofferenza del vivente che sono quelli della buona poesia di sempre”.

A mio padre

Se mi tornassi questa sera accanto
lungo la via dove scende l’ombra
azzurra già che sembra primavera,
per dirti quanto è buio il mondo e come
ai nostri sogni in libertà s’accenda
di speranze di poveri di cielo
io troverei un pianto da bambino
e gli occhi aperti di sorriso, neri
neri come le rondini del mare.

Mi basterebbe che tu fossi vivo,
un uomo vivo col tuo cuore è un sogno.
Ora alla terra è un’ombra la memoria
della tua voce che diceva ai figli:
– Com’è bella notte e com’è buona
ad amarci così con l’aria in piena
fin dentro al sonno – Tu vedevi il mondo
nel plenilunio sporgere a quel cielo,
gli uomini incamminati verso l’alba.