a cura della Redazione “Italiacanora”
Il 1989 è stato un anno incredibile. Il nuovo Patron, è riuscito a creare un evento talmente imponente che anche i mille difetti sono passati inosservati, anche quelli ingombranti come la terrificante conduzione dei 4 figli d’arte. Un fiume in piena! Ospiti internazionali di grande respiro, un cast di cantanti in gara, anche tra i giova volendo, che non delude nessuno e uno spettacolo televisivo che rappresenta davvero un evento imperdibile. Si torna a vedere il Festival esattamente come negli anni Sessanta. Proprio partendo da questo presupposto e in vista dei suoi primi quarant’anni, la macchina organizzativa si fa mastodontica. Il Festival di Sanremo raggiunge un traguardo importantissimo, che solo gli eventi sportivi avevano raggiunto prima, oltre al concorso di Miss Italia. Per questa ragione il Patron Aragozzini organizza un’edizione che rappresenta un vero kolossal rispetto a tutti gli altri eventi televisivi, rappresentando un vero e proprio ritorno all’importanza e al prestigio che il Festival aveva assunto nei primi anni della sua esistenza. Il regolamento viene nuovamente stravolto, dopo i cambiamenti radicali dell’edizione precedente. Le categorie in gara tornano da 3 a 2, vedendo confermate le categorie “Campioni” e “Novità”, mentre viene soppressa la categoria “Emergenti” che pure ha ottenuto un buon successo e in cui avrebbero potuto gareggiare i Future (foto sotto), vincitori della categoria nuovi nel 1988, costretti a tornare in gara tra le nuove proposte. Le canzoni della categoria campioni sono tutte automaticamente in finale e vengono reinterpretate, fuori gara, da artisti internazionali di successo (chi più, chi meno). Questa idea era stata proposta da Toto Cutugno durante il dibattito del venerdì nell’edizione del 1987, ma gli fu risposto che si trattava di una mera utopia. Come in un senso di rivalsa, sarà proprio lui a scegliere un’accoppiamento talmente importante da offuscare tutti gli altri, soprattutto a livello mediatico. Il ritorno dell’orchestra e l’abbinamento a cantanti che potrebbero dare il successo internazionale alle canzoni del Festival (come succedeva negli anni sessanta), rende la manifestazione nuovamente appetibile, tanto da essere al centro di una parodia completa ad opera del gruppo rock demenziale, mosso da un genio indiscusso, degli “Elio E Le Storie Tese”. Le serate del Festival vengono sfruttate appieno e così divise:
– Nel corso della prima e della seconda serata si esibiscono 10 dei campioni e otto delle nuove proposte. Tra le Nuove Proposte la gara è già cominciata e di questi 8, 3 dovranno lasciare la gara. – Nel corso della terza serata invece vengono presentati gli abbinamenti con gli artisti internazionali. Oltre alle esibizioni degli artisti internazionali, ha corso la finale della categoria Novità, tra cui viene eletto vincitore Marco Masini. – La serata del sabato vede l’esibizione in apertura di serata del vincitore proclamato la sera prima e poi tutti i campioni e le star straniere. La sigla delle quattro serate del Festival è costituita da un medley di tutte le canzoni di maggiore successo tra quelle passate da Sanremo. Ad interpretarla ci sarebbe dovuto essere Claudio Baglioni, malvisto dalla RAI poichè non facente parte della sua casa discografica, dunque il medley è costituito da un collage sonoro. A presentare il Festival viene chiamata la coppia (male assortita) composta da Gabriella Carlucci e Johnny Dorelli. Ma questa non è la prima scelta, e anzi sembra rappresentare un ripiego dopo il rifiuto, all’ultimo momento, delle prime scelte rappresentate da Gigliola Cinquetti (cantante di successo degli anni del boom sanremese, sostituita da Dorelli) e da Jovanotti (volto giovane che ha ottenuto uno straordinario successo sul mercato e anche in televisione). La Carlucci rappresenta una vera sorpresa grazie alla sua verve e alla dialettica che l’ha fatta prendere di mira dalla comicità del trio, poiché troppa. È stata fortemente voluta dalla RAI, ma sul palco di Sanremo lamenta il fatto che Johnny Dorelli, che avrebbe dovuto coadiuvarla, la tratta in realtà alla stregua di una valletta. Inizialmente il nome che viene fatto ripetutamente come papabile alla conduzione del Festival è quello di JOVANOTTI. Dopo il 1989 il suo successo aumenta a dismisura e riesce ad ottenere anche un notevole successo durante le ospitate televisive che registrano picchi di ascolto da parte del neonato Auditel. Dopo 10 anni a Sanremo torna l’orchestra che vede 45 musicisti e 8 coristi, selezionata da Gianmaria Berlendis e diretta da 23 direttori d’orchestra che si alternano. tra i maestri troviamo Peppe Vessicchio, Massimiliano Pani, Fio Zanotti, Vince Tempera, Lucio Fabbri e tanti altri. Il ritorno dell’orchestra porta un nuovo senso all’intera kermesse sanremese che torna a rappresentare un vero e proprio evento, apportando nuove difficoltà per chi si esibisce dal vivo. Effettivamente, per tutti gli anni ottanta a caratterizzare il Festival ci sono state le basi musicali e, per alcuni anni, anche il playback, e risulta difficile adesso adattarsi a questa “novità”. Inoltre la scenografia del Festival non aiuta affatto. Il palcoscenico misura 700 mq e l’orchestra viene relegata in un angolo di esso. Una struttura di polistirolo la separa dal resto del palco, distanziandola dal cantante che quindi sente poco l’attacco e fatica a mantenere l’intonazione a causa della difficoltà di ascolto. Il Teatro Ariston era in ristrutturazione dall’estate del 1989 e così non poteva essere utilizzato per la XL edizione del Festival di Sanremo. L’organizzazione decise così di sfruttare una struttura, appena completata, che però si trovava a circa 8 km dalla città. Il PALAFIORI, destinato alla fiera della floricoltura, rappresenta sulla carta il luogo giusto, il più indicato. Non sono dello stesso avviso i commercianti, i ristoratori e gli albergatori sanremesi che vedono così ridotto il successo della settimana sanremese. L’atmosfera del Mondiale Italia ’90, che di lì a qualche mese avrebbe accentrato tutti i media italiani, aleggia anche su Sanremo che così, per la prima volta, si ritrova ad avere una mascotte, REMINO, rappresentato da una chitarra che vede il manico concludersi con un fiore. Per rendere il tutto un po’ più antropomorfo e simpatico alla chitarra vengono aggiunte anche braccia e gambe. Ancora una volta, la terza su tre partecipazioni sanremesi di Mia Martini, il premio della critica viene assegnato proprio a lei. La lotta all’assegnazione è però molto dura a causa dell’ottima performance di Ray Charles, che pur se fuori concorso influenza molto sia i critici che la giuria. Poi per fortuna la stampa si rende conto che bisogna valutare i cantanti in gara e così assegna il premio della critica a MIA MARTINI, con “La Nevicata del ’56“. Per la categoria Novità, invece, MARCO MASINI con “Disperato” ha vita facile non essendoci nessuna canzone in grado di dargli filo da torcere, né per le giurie né per la stampa. La serata finale del Festival vede ben 41 esibizioni musicali. Ad aprire la serata, come già detto, è Marco Masini, vincitore della categoria Novità, proclamato nel corso della serata precedente, e poi 5 blocchi di esibizioni: 4 campioni e a seguire i 4 artisti internazionali che ripetono la loro canzone. I giurati, che per la serata finale sono 2000, votano nel corso del pomeriggio, dopo aver riascoltato le canzoni. La stampa è fortemente indignata a causa degli esiti del festival, ampiamente previsti anche da alcune trasmissioni dell’emittente concorrente (su tutti Striscia La Notizia). Per la prima volta in tutta la sua carriera ormai quindicennale, la stampa e la critica sono a favore di Toto Cutugno che riesce a far parteggiare per sé, anche per merito della fortunatissima accoppiata con Ray Charles che ha dato alla sua GLI AMORI un tocco di qualità in più. A vincere, rispettando tutti i pronostici è il gruppo dei POOH, in attività da 25 anni circa. Leggenda narra che abbiano accettato di partecipare al Festival solo perché è stata garantita tra i campioni la presenza di Lena Biolcati, vincitrice tra le nuove proposte nel 1986, e protetta dal gruppo, e tra le novità delle Lipstick, eliminate però dopo il primo ascolto. Loro non smentiscono, e anzi affermano: “Non ci sembra disdicevole sfruttare il nostro successo per lanciare artisti in cui crediamo”. Ai Pooh è affiancata DEE DEE BRIDGEWATER, affermata cantante americana che ha raccolto ovazioni grazie alla collaborazione con Ray Charles. Proprio lui, RAY CHARLES, è l’artefice della seconda posizione raggiunta da Toto Cutugno che rappresenta un record essendo la quinta volta che raggiunge la piazza d’onore al Festival. Terzi si piazzano, prevedibilmente e non senza polemiche, il duo composto da AMEDEO MINGHI e MIETTA. Le polemiche nascono dal fatto che entrambi sono sotto contratto con la Fonit Cetra, casa discografica della RAI, la quale aveva dichiarato di volere l’affermazione dei due. In ogni caso il pubblico dimostra di gradire la canzone presentata dalla coppia e la porta al primo posto in classifica, facendola risultare la seconda canzone più venduta dell’anno.